L'apocalisse dello sfogo - anno 2079

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    Orrore da Paura

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    ok partecipo anche io^^
     
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  2. AdInferii
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    Lo sfogo è libero. La censura inasprisce gli animi, per questo esiste la libertà di parola incondizionata. Le opinioni sbagliate le si fanno capire esprimendo concetti , non con una inquisizione dogmatica.

    Siamo veramente per URRS o Nazional Socialismo. Voi state male e non ve ne accorgete.


    Io voglio essere giudicato per la storia che racconto e come la scrivo, non delle opinioni che ho in merito. Qualsiasi cretinetti riesce a farsi intelligente mettendo le proprie opinioni nel pensiero degli altri.

    Per questo, non solo non partecipo ma schifo qualsiasi forma di censura e censurante.


    Ci sono state persone che hanno versato sangue per la libertà di parola, l'apparire rude o gentiluomo sono solo concetti secondarii di persone non abituate al dibattito.

    L'horror è stato prima genere di nicchia per poi diventare genere universale proprio perchè raccontava una trama che spingeva la censura sempre più oltre; allargando, così, i confini della libertà di parola e di pensiero.


    "Lavati la bocca, lavati la bocca" mentre spingeva il sapone nella bocca della figlia.

    Oggi sarebbe:
    "Per favore piccolina, prendi lo spazzolino che hai una pesantezza d'alito direttamente inversa al profumo di menta".
     
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    Signore dell'incubo

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    CITAZIONE (AdInferii @ 20/11/2019, 22:26) 
    Lo sfogo è libero. La censura inasprisce gli animi, per questo esiste la libertà di parola incondizionata. Le opinioni sbagliate le si fanno capire esprimendo concetti , non con una inquisizione dogmatica.

    Siamo veramente per URRS o Nazional Socialismo. Voi state male e non ve ne accorgete.


    Io voglio essere giudicato per la storia che racconto e come la scrivo, non delle opinioni che ho in merito. Qualsiasi cretinetti riesce a farsi intelligente mettendo le proprie opinioni nel pensiero degli altri.

    Per questo, non solo non partecipo ma schifo qualsiasi forma di censura e censurante.


    Ci sono state persone che hanno versato sangue per la libertà di parola, l'apparire rude o gentiluomo sono solo concetti secondarii di persone non abituate al dibattito.

    L'horror è stato prima genere di nicchia per poi diventare genere universale proprio perchè raccontava una trama che spingeva la censura sempre più oltre; allargando, così, i confini della libertà di parola e di pensiero.


    "Lavati la bocca, lavati la bocca" mentre spingeva il sapone nella bocca della figlia.

    Oggi sarebbe:
    "Per favore piccolina, prendi lo spazzolino che hai una pesantezza d'alito direttamente inversa al profumo di menta".

    Mamma mia che dramma!! Sei proprio innapropriato,fattelo dire. Per cosa poi???
    Per due piccole regole che limiterebbero solo un ignorante. Non limita proprio niente, ma a quanto pare la tua fantasia ha dei limiti.. come la tua mente. Mi dispiace... non sono il tipo che dice queste cose o offende, ma mi fai salire la rabbia...specialmente quando tiri in ballo "schifo per i censuranti" - ma ti rendi conto?? Non ci posso credere!

    Sei il solito individuo egoista con la mente limitata, che non ha idea di cosa ci sta dietro al lavoro di tenere in piedi un forum, giorno dopo giorno. Devi solo dire grazie!

    Non prenderela come offesa o sul personale, ma cerca di capire...questa e solo la mia libertà di espressione e sfogo per il poco apprezzamento.
     
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    Demone Incantatore

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    Cerca di esprimere quello che pensi in modo più tranquillo altrimenti sprechi tempo e fatica.
    Anche io sono per la non censura soprattutto in campo horror la violenza è abbastanza un modo per sdoganare quella in the real life ma se ti vengono date delle regole anziché fare polemica chiedi una rivisitazione agli Admin che mi sembrano sempre molto disponibili all'ascolto.
    Esistono i compromessi e magari accettando di non andare troppo sul pesante partecipavi come tutti noi.
    Per violenza pura ci saranno altri luoghi nei quali sfogarti meglio in ogni caso.
    E lasciati dire una cosa esistono anche modi differenti per esprimere un concetto che avrei potuto anche condividere a livello teorico e in un altro contesto ideologico di libertà espressiva ma non mi piace come ti stai ponendo. Moderati.
     
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    Bambola indemoniata

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    CITAZIONE (AdInferii @ 20/11/2019, 22:26) 
    Lo sfogo è libero. La censura inasprisce gli animi, per questo esiste la libertà di parola incondizionata. Le opinioni sbagliate le si fanno capire esprimendo concetti , non con una inquisizione dogmatica.

    Siamo veramente per URRS o Nazional Socialismo. Voi state male e non ve ne accorgete.


    Io voglio essere giudicato per la storia che racconto e come la scrivo, non delle opinioni che ho in merito. Qualsiasi cretinetti riesce a farsi intelligente mettendo le proprie opinioni nel pensiero degli altri.

    Per questo, non solo non partecipo ma schifo qualsiasi forma di censura e censurante.


    Ci sono state persone che hanno versato sangue per la libertà di parola, l'apparire rude o gentiluomo sono solo concetti secondarii di persone non abituate al dibattito.

    L'horror è stato prima genere di nicchia per poi diventare genere universale proprio perchè raccontava una trama che spingeva la censura sempre più oltre; allargando, così, i confini della libertà di parola e di pensiero.


    "Lavati la bocca, lavati la bocca" mentre spingeva il sapone nella bocca della figlia.

    Oggi sarebbe:
    "Per favore piccolina, prendi lo spazzolino che hai una pesantezza d'alito direttamente inversa al profumo di menta".

    Un giorno una persona mi disse " se non vuoi seguire le regole dei altri perché gli altri dovrebbero seguire le tue?
    Si chiama rispetto reciproco"
     
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    Il Forum ha delle regole e dei limiti ben definiti. Possono non piacere o non essere condivisi ma un Forum si definisce in se e si differenzia dagli altri per i limiti che definisce.

    Chi stabilisce questi limiti sono gli Admin. Quelli di questo Forum hanno scelto il tema "Horror" e hanno stabilito una struttura.

    Non é una chat, non si parla di qualunque cosa in qualunque modo. Ci sono sezioni apposite. Non puó stare, per esempio, una discussione su un Film nella sezione "I nostri testi",
    Per due motivi :1)Per funzionalitá e buon senso 2)perché cosí hanno deciso gli Admin

    Gli Admin stabiliscono anche limitazioni e regole per i Contest.

    Chi non gradisce regole e limiti dei contest o del Forum puó dissentire, ma non ha senso negare l'esistenza di "regole e limiti in se" perché in quel caso non avrebbe senso avere un "Forum" riducendosi questo ad una chat (ovviando il fatto che anche qualunque chat ha dei limiti, per quanto meno restrittivi).

    Chi volesse tentare di scrivere qualcosa a prescindere dalle regole non puó ricevere nessuna limitazione da parte degli Admin, ugualmente che gli Admin non possono subire nessuna limitazione nella loro funzione di regolatori del Forum, e quindi non ci si puó lamentare se poi non accettano un testo per un determinato contest o topic, sia quale sia il motivo.

    Edited by EdwardNewG - 21/11/2019, 12:18
     
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    Svanirò alla luce del mattino; non ero altro che un'invenzione dell'oscurità.

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    Svanirò alla luce del mattino; non ero altro che un'invenzione dell'oscurità.

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    Riprovo sssssaaaaaaa, sid mi riceviiii?

    Capopattuglia chiama corvo crrrr, corvo mi ricevi?
    Crrr
     
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    Abominio degli abissi

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    :rotfl2: grazie caro per le prove
     
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    Svanirò alla luce del mattino; non ero altro che un'invenzione dell'oscurità.

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    CITAZIONE (SidneyB @ 21/11/2019, 10:29) 
    :rotfl2: grazie caro per le prove

    Direi che funziona tutto alla perfezione :eheh:
     
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    Orrore da Paura

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    Questo è il mio racconto. Non avendo ben capito cosa dovessi fare, ho fatto del mio meglio. E' stato comunque molto bello partecipare, spero che il racconto passi la censura!^^

    Finalmente iniziò e io potei divertirmi. Per prima cosa iniziai a ridacchiare mentre uscivo dalla doccia e ancora tutta bagnata mi infilavo le calze nere strappandomele a contatto con la pelle; quindi indossai un corsetto di cuoio e mi diressi verso il bagno, nuovamente. Con uno straccio lavai la condensa via dallo specchio; con un altro mi asciugai il viso e mi truccai a luci spente. Quando uscii da quella stanza ancora satura di umidità il vetro del quadro di fronte alla sua porta rifletté il mio viso ceruleo, unica luminosità in quell'ombra tenera e confortante. Una volta vestita e truccata in qualche secondo fui di fronte alla mia hall, dove tenevo le mie scarpe; scelsi gli anfibi militari neri. Aprii l'armadio vicino alla porta d'ingresso, indossai il mantello già pronto per la notte. Allora pronta uscii.
    Risi alla notte.
    Dove vivevo in quel periodo era un quartiere molto ricco, potevo vedere le case cinte da alte mura, protette da enormi portoni di metallo elettrificato o spine velenose di piombo arrugginito; impenetrabili. Sentivo le sirene, potevo vedere le persone osservarmi da lontano, sussurrare nell'ombra aspettando che oltrepassassi quei tristi figuri che volevano diventare o rivivere la sensazione di essere assassini solo per quella notte. Nessuno osava avvicinarsi a me e al mio cerone; nessuno osava avvicinarsi alla Sanguinaria. Ma a me questa paura di coloro che si volevano sfogare sugli indifesi non piaceva, volevo il sangue. Uscii dai quartieri residenziali e spesi le prime otto ore nelle gallerie di una metropolitana, uscendo da quella zona impenetrabile per i teppisti. Quando tornai al chiaro della luna, essa era andata via: il sole stava salendo sui quartieri della classe medio-povera.

    -Frocettoooo-, ridacchiava un giovane ragazzo, probabilmente un teenager pronto per andare al college, -Sappiamo che sei lì dentro! Ora veniamo a cercarti e ti fottiamo il culo come piace a te. Ok? Bene! Arriviamo!-

    Quello che mi affascinava di quella città è che perfino nella pianificazione urbana si era rivelata un covo di classisti: kalòs kai agathos; la zona più abbiente poteva vantare i parchi più rigogliosi, gli alberghi più lussuosi, negozi di ogni tipo e richiesta, i lussi più sfrenati comprendenti pure case di tolleranza d'alto bordo e centri di benessere e gli ospedali più prestigiosi. Il quartiere dei poveri, invece, aveva uno squallido magazzino dove arrivavano le rimanenze da quelli più importanti, qualche piccolo edificio adibito a centro sociale e un manicomio abbandonato; non c'erano ospedali ufficiali nel quartiere dove mi trovavo, gli abitanti dovevano affrontare almeno tre chilometri per venire curati da dottori sottopagati. Rido ancora perché in compenso mentre mi avvicinavo al manicomio, interessata dal discorso urlato a cui avevo prestato ascolto, avevo oltrepassato ben tre chiese nel raggio di cinquecento metri.
    Quando mi avvicinai all'edificio abbandonato, pur essendo l'alba il gruppo non mi notò: erano troppo intenti a sfondare il portone dietro al quale un povero ragazzo si era rifugiato. Sorrisi e aspettai che entrassero. Li imitai, mentre sotto al mantello che quasi interamente mi copriva, limavo con l'unghia la lama del mio coltello dal sangue dei criminali incontrati finora in quel quartiere malfamato. Quella giornata dell'anno per la gente indifesa era l'Inferno: assassini, ladri, stupratori, violentatori, pedofili, piromani, rapinatori, agenti del governo; nessuno che non potesse permettersi una sicurezza stabile per tutte le settantadue ore dell'evento era una potenziale vittima. Non tutti erano come me, erano perlopiù carne per il macello, entrate per le tasse fino alla prossima depurazione. Lo potevo notare dalle decine di corpi mutilati, accoltellati, irriconoscibili riversi sulle strada sotto alla luce azzurra dell'alba; era chiaro dalle case in fiamme con gente urlante al loro interno o dalle ragazze che supplicavano aiuto mentre voci maschili le zittivano nei vicoli più bui. Ma io andavo al manicomio: quel gruppo di rugby aveva attirato la mia attenzione.
    Nella hall decadente non trovai nessuno, ma sentivo urla provenienti dai piani superiori: alcuni si stavano limitando a cazzeggiare facendo danni con le mazze da baseball, altri invece stavano rincorrendo qualcuno. Salii le scale senza fare rumore, anche se la mia risata si poteva sentire era coperta dagli altri suoni delle mie vittime.

    -Hei, Michael, hai sentito qualcosa? Mi è sembrato di sentire dei passi… Michael, mi senti?-

    Quello che doveva chiamarsi Michael suppongo non potesse più rispondere. Mi aveva notata ma aveva commesso l'errore non solo di non chiamare gli altri ma invece di tentare un approccio alla mia persona, più o meno consensuale che fosse non sarebbe cambiato nulla. Io per separarlo dagli altri ero corsa all'esterno, dal portone da cui ero entrata e lo aspettai con il pugnale in pugno: appena uscì lo colpii all'occhio ridendo come una pazza, era divertente vedere come le ginocchia gli si stavano sciogliendo man mano che la lama entrava dentro fino al cervello! E una volta a terra finalmente assaggiai la sua carne, lasciandone del suo viso un po' di carne lungo il tratto superiore, a partire dalle tempie. Però aveva la carne dura.
    Finito con quello che doveva essere Michael avevo raccolto la sua testa scarnificata e l'avevo lanciata a quello che lo cercava. Mentre lo stupido urlava con quella tra le mani, mi scaraventai su di lui, divertita dai suoi muscoli irrigiditi e lo buttai fuori dalla finestra. Quando mi sporsi per ammirare la mia opera, la sua giaccia bianca e rossa Abercrombie era solo rossa, come il terreno circostante; aveva ancora la testa del suo amico tra le mani. E rientrata mi tolsi il mantello: la luce si faceva sempre più intensa, volevo che prima di morire quel gruppo non vedesse solo una maschera bianca della morte ma anche la mia sesta; giusto per ricordare quanto io fossi donna.
    Salii ancora una volta due rampe di scale e mi diressi alla sorgente delle urla. Il bagno maschile. Due ragazzi, quello che mi aveva interessata e il suo compare stavano colpendo a sangue con calci e mazzate un giovane dal volto ormai sformato. Era difficile capirne l'età o la fisionomia, ormai, potrei solo dire che era sicuramente più mingherlino dei suoi due aggressori. Digrignai i denti: avevo già visto una scena simile fuori dalla notte del Giudizio, aggressori assolti per mancanza di prove, vittima suicida dopo qualche mese. Era stato quello a condurmi in quel manicomio abbandonato. Era per quel ragazzo steso a terra che avevo ucciso quei due pezzi di merda, non meritavano di vivere. Nemmeno questi due di fronte a me. Fortunatamente i miei anfibi erano silenziosi, l'unico che potesse vedermi era quello steso a terra, almeno con l'occhio ancora funzionante. Impugnai ancora il pugnale, sfilai il corsetto, mi toccai i capezzoli e con un movimento fluido prima impiantai la punta nella nuca del tipo di fronte a me, quindi facendo pressione la tagliai di netto lateralmente e infine con un movimento ad arco colpii al petto il capogruppo; entrambi caddero a terra, uno con la testa a penzoloni, l'altro agonizzante. Inutile dire che portai fuori in un posto sicuro nelle fogne il ragazzo gay e che tornai dentro a finire quel pezzo di merda con il mio coltello in mano.

    Passai le successive dieci ore la sua lavorazione a dormire calda e nuda nella pelle di quel gentile ragazzo, con le sue budella come cuscino. Credo di non avere mai dormito così bene. Nuda a contatto con tutto quel sangue. Felice e sorridente come non mai. In effetti, mi ci vollero quasi cinque ore per prepararmi il sacco a pelo, ma ne era valsa la pena. Sognai le mie vite passate, in mondi passati, quando ancora l'umanità non era ancora così stupida e io ero temuta perché un'assassina oscena. Vestivo un abito bianco nel sogno e scarpe ortopediche, come quelle degli ospedali. I miei lunghi capelli neri non erano ricci come durante la notte del The Purge, ma lisci, belli. Ero una figa da capogiro. In quel periodo uccidevo solo nella notte delle Streghe, era divertente cambiare la notte delle feste per i ragazzi ubriaconi nella notte della paura, potevo percepirla. Era estasiante. L'unico mio sbaglio di quel periodo era stato lasciare due testimoni, due sopravvissuti com'erano soliti chiamarsi; non lo erano stati per molti anni comunque. In quel sogno rividi tutte le uccisioni, non solo le mie stragi: mi annoiavo ad uccidere solo ad Halloween. Lavorando prima come infermiera e poi come dottoressa di vari ospedali e centri di cura, ne combinavo di tutti i colori! Sangue infetto da malattie veneree ai giovani erotomani, organi non idonei ai vecchi troppo vecchi per meritare di vivere, false diagnosi piene di speranza per gente che sarebbe morta in ogni caso. Piccole cose che rallegravano la mia noiosa esistenza negli ospedali. Nessuno era al sicuro con me nei paraggi. Bei tempi, che rivissi nella pelle di quell'omofobo di merda. Ma poi il sogno cambiò. Ero di nuovo una ragazzina, avrò avuto quindici anni al tempo. Andavo al ginnasio, tutti mi prendevano in giro per colpa della mia altezza. Già all'epoca ero alta più di un metro e settanta e il mio petto, come il mio posteriore, non accennava a smettere di gonfiarsi. Già a quindici anni ero alta e grossa. Mi chiamavano la strana, l'odiata da Dio. La figlia di Satana. I ragazzi maschi poi erano la cosa peggiore: si riunivano per schermirmi, mi additavano, incitavano le altre ragazze a chiudermi nei bagni. Ero la diversa fino a che non incontrai una gentile signora, si chiamava Thanato. La incontrai in camera mia, abitavo in una grande villa sulla costa, non sapevo come fosse entrata ma mi sembrava che là, seduta sul mio letto a offrirmi una tazza di tè estremamente denso e caldo, fosse il posto giusto. Mi chiese se volessi diventare il suo vassallo, dovevi solo portarle sangue fresco una volta all'anno e lei mi avrebbe ricompensata secondo il mio volere.

    -Certo mia Signora-, fiatai.
    -Molto bene bambina mia. D'ora in avanti, tu quando mi venererai ti farai chiamare Bloody Jennifer, la Sanguinaria Mano della Morte- e scomparve.

    Quando mi svegliai dalla mia bella sacca di pelle erano le tredici. Ormai erano passate ben quindici ore dall'inizio del Giorno del Giudizio. Beh, era più di un giorno ma non era mai importato a nessuno: tutti volevano o fare crimini o salvare il più possibile di ciò a cui tenevano.
    Mi alzai e mi rivestii, uscii dall'edificio e mi diressi verso la piazza centrale. Ero completamente ricoperta di sangue, dalla punta dei capelli fino ai miei anfibi. Neppure i figli di puttana armati di armi automatiche osavano guardarmi: chi stava commettendo crimini lasciava in pace momentaneamente le persone a cui stavano dando la caccia o i negozi che stavano saccheggiando. Ma le strade erano in ogni caso ricolme di frammenti, cadaveri, pozze di sangue, olio, acqua e qualsiasi altro liquido potesse essersi riversato da macchine, persone e cielo. Era divertente il Giorno del Giudizio, era il mio parco giochi, nel senso che ero l'autorità suprema. Gli anni scorsi avevano anche provato a mandare forze armate per uccidermi; ma quelle autorità in settantadue erano state trovate e trucidate. Da me. Mi divertivo a trucidare quei figli della merda, certe volte collezionavo i loro occhi, per capire quale visione del mondo potesse spingere delle persone a scelte simili; non ho mai trovato risposta.
    Alla fine trovai il negozio o almeno quello che ne rimaneva. I vetri erano tutti sfondati, credo che se avessi cercato un articolo di lusso o raro non lo avrei trovato: il pavimento era divelto, il parquet era stato bruciato e tutti gli scaffali distrutti, certe volte pure i muri presentavano buchi nel cartongesso. Per fortuna avevo gli anfibi, così non dovevo temere frammenti e schegge varie. Il negozio era spaventosamente grande, aveva una quantità assurda di articoli organizzati in più settori; nella hall si trovavano gli articoli per la casa, quindi cambiai settore, anche perché non avevo nessuna di camminare sopra a cocci o utensili buttati a terra. Arrivata dove volevo io, sorrisi quando vidi un cadavere perfino in quel posto, infilzato con un forcone ancora con l'etichetta attaccata, dal reparto di giardinaggio, lì nel reparto di bricolage casalingo. Alzai le spalle sorridendo, presi una bomboletta spray rossa dopo qualche minuto passato a scavare nelle macerie e finalmente uscii.

    Non mi ero resa conto di quanto tempo ci avessi messo fino a quando non vidi il tramonto: le mie prime ventiquattr'ore di divertimento si erano concluse. Spensierata, tornai al manicomio: dovevo ultimare il mio lavoro! Ma quando arrivai non mi ritrovai la sola sul posto: un gruppo di ragazze stava piangendo la morte dei loro partner. Una era armata di pistola. Ovviamente era la leader, probabilmente la fidanzata del tipo a cui era riconducibile la causa della strage che avevo compiuto qualche ora prima. Erano all'interno dell'edifico di intonaco bianco scrostato, avevano radunato là i cadaveri o almeno quello che rimaneva dei cadaveri. Quando mi videro quasi tutte arretrarono, tranne quella armata che mi rivolse contro la pistola.

    -Tu!-, miagolò lei con tutto il fiato in corpo, -Come hai potuto fare questo! Lurida puttana, stronza psicopatica… Il Jhonny… Lo hai ridotto a una coperta! Il… Il… Troia! Ora ti uccido! Lurida puttana! So che sei stata tu! Qui nessuno è abbastanza pazzo da compiere un simile scempio! Puttana! Lurida puttana, ora ti uccido!-

    Io mi limitai a osservare lei e le altre. Se mi avesse attaccata le altre sarebbero rimaste all'angolo del corridoio al quale si erano rifugiate, quello in fondo, quello più lontano dalla mia figura scarlatta e nera. La stupida non mi spaventava, pochi veramente sanno sparare sul serio: il moto del proiettile non è uniforme, non è costante, non è nemmeno lineare e il rinculo dell'arma la maggior parte delle volte fa sbagliare il colpo; e io avevo vissuto troppe vite per farmi uccidere dalla prima cagna che passava al macello. Quindi, feci un passo verso di lei senza dire alcuna parola, solo il coltello sguainato davanti a me parlava. Lei provò a spararmi, beccò il muro alle mie spalle, ma la mira non era pessima come credevo. Tra me e lei ci saranno stati una decina di metri di distanza, con un passo ne facevo due, avevo falcate molto larghe al tempo. Feci un passo verso di lei, lei ricaricò l'arma. Feci un passo verso di lei; lei sparò, deviai il proiettile con la lamina del coltello; una ragazza del suo gruppo stramazzò al suolo con un buco all'altezza della guancia sinistra, lasciando una chiazza rossa sul muro scrostato. Feci un altro passo. La tipa armata di pistola stramazzò al suolo: prima le ginocchia , poi la testa decapitata e infine il resto del corpo. Sorridendo, mi girai verso le sue amiche restanti.

    -Ho del lavoro da fare. Se mi lasciate lavorare e se siete fortunate potete cercare di tornare nelle vostre case a salvarvi. Prendete la pistola o morirete in meno di dieci minuti da qui. Ah, avete visto che puntarmela contro è inutile, non perdete tempo. A voi la scelta.-

    Quando uscii dal manicomio abbandonato mancavano trentasei ore precise alla fine del Giorno del Giudizio. In breve avrei anche potuto scorgere l'alba. Avevo perso molte ore dentro al manicomio perché avevo definitivamente abbandonato il mantello e il corpetto per dei tessuti in pelle umana; era piacevole, era come ricevere un abbraccio perché sentivo la pelle ancora morbida e soffice, non si era ancora seccata. Era perfetta. Invece era sorprendente come le strade diventassero sempre peggiori. Auto bruciate, sempre più razzie, stupri e omicidi. Perfino il cemento delle strade era distrutto in certi punti. Incredibile, una povera ragazza come me avrebbe avuto incubi per molti giorni. Sicuro. Non sapendo cosa fare iniziai a passeggiare, con la gente che correva via da me; solo un gruppo di centauri provò a uccidermi; l'unica cosa positiva è che rimediai una moto per spostarmi più velocemente.
    Una volta in sella volli andare verso i quartieri più ricchi, da cui quelle stupide sicuramente provenivano, per vedere se alla fine ce l'avessero fatta e valesse la pena di divertirsi a dar loro la caccia. Sarebbe stato alquanto divertente, erano così stupide che si sarebbero rintanate in posti nascosti ma sole come cani o dietro ai loro genitori che le avevano viziate tanto. Non avrebbero mai cercato di difendersi, mi stavo già pregustando il divertimento quando, a un chilometro dal manicomio, trovai i loro cadaveri per strada, uccisi probabilmente da una mitraglietta. Alzai gli occhi al cielo e continuai la mia corsa contro il tempo.

    Mi sono sempre chiesta perché questa città sia così dannatamente classista. Le due zone, quella più abbiente e quella della classe medio-povera erano fisicamente lontane almeno due ore a piedi, sembravano quasi due villaggi separati dove se da una parte il sex symbol era rappresentato dal giovane bello, magro e ricco, dall'altra le vere persone importanti erano coloro capaci di sopravvivere fino alla soglia dei novant'anni. Se i ricchi vivevano lo sfogo nazionale al crimine al sicuro nelle loro case, i poveri erano topi in trappole: case dalle porte sfondabili, vetri fragili, pareti sottili e una povertà tale da non potersi permettere nemmeno un sistema di sicurezza appropriato; molte volte non avevano animali domestici perché pensavano che se i neonati sarebbero potuti essere risparmiati per servire i ricchi, un animale domestico di un povero sarebbe stato condannato perché di proprietà di un povero. Come con i negri durante l'Apartheid: se avevano cani, quei cani non erano normali cani ma cani di negri, e dovutamente trattati. Anche io vivevo al tempo nella zona ricca, ma era più per comodità che per credenza politica: durante questi tre giorni sapevo chi colpire.

    Arrivata a casa mia, mi spogliai nuda e mi feci una doccia. Come al solito, la mia casa per chiunque era sinonimo di Inferno durante il Giorno del Giudizio e non era stata nemmeno guardata dai molestatori. Le altre case invece erano invalicabili, la mia non aveva mura o porte di protezione; era una normale casa. Ma chi ospitava quella casa era sinonimo di morte sicura. Io ero la morte sicura, perché ero la Sanguinaria. Una Sanguinaria che però non sapeva cosa fare di un'altra intera giornata: dopo un po' diventava noioso. I criminali mi fuggivano, i poveri non meritavano di morire per mano mia (ci pensavano già gli agenti del governo a farlo con i loro killer durante queste ore e durante il resto dell'anno con tasse astruse, un basso tasso di scolarizzazione, stipendi bassi e un pessimo sistema ospedaliero) e i ricchi stavano agiati nelle case invalicabili. Conoscevo tutti i ricchi della zona, alcuni erano delle merde, arricchitisi grazie al gioco d 'azzardo e la prostituzione; avevo deciso: avrei fatto visita ai nuovi arrivati.
    Io non ero propriamente contraria alla prostituzione, dopotutto era prostituzione legalizzata anche la bella ragazza che si sposava il miliardario o il toyboy della milfona di turno. Quello che mi disgusta è quando la prostituzione non è per scelta. Allora il pappone si ritrova a ciondolare da un ponte appeso per l'intestino mentre i corvi lentamente ne divorano i resti. Veramente, osceno. Meritavano tutti di morire, come quelli a cui stavo bussando o meglio suonando il campanello.

    -Buongiorno, signori. Sono venuta a darvi i miei saluti e vedere se mi potete aiutare!-

    Ero una figa assurda al momento, truccata e vestita con una scollatura senza reggiseno, una gonnella aderente e dei tacchi a spillo vertiginosi. I capelli erano raccolti in un chignon sostenuto da uno spillone, i miei occhi era contornati da eyeliner argenteo, le mie labbra carnose erano d'oro glitterate di rosa. Ero apparentemente disarmata e loro erano nuovi, non mi conoscevano ancora.

    -Salve!-, mi risposero dal citofono, -Lei è… Jennifer… Jenny…-
    -Sì sono io! Mi fate entrare? È pericoloso stare fuori per una bella ragazza come me!-
    -Sì… Ma… Perché non è in casa?- Era sospettoso lo stronzo!
    -Sono appena tornata da Londra! La mia casa è in fiamme!-
    -Mmm. Ok, è sola?-, mi chiese e io annuii.

    Mi fece entrare.

    La sua villa era molto elegante. Dico era perché per quando finirono le mie settantadue di divertimento erano solo ceneri i suoi rimasti; ora nessuno se ne ricorda più. Aprì il suo cancello elettrificato subito, ad accogliermi ci fu una stradina lastricata di mattonelle bianche chi si diramavano un po' verso la porta d'ingresso, alcune lungo il perimetro dell'edificio titanico per arrivare, altre per congiungere la piscina e i vari piccoli edifici tra loro. L'erba era tagliata minuziosamente, tutte le piante seguivano una regola simmetrica superba, le varie statue di marmo roseo attorno alla monumentale fontana di marmo bianco riflettevano potenti la luce. I miei tacchi procedevano imperiosi lungo quel viale, avvicinandosi veloci all'uomo dalla pelle olivastra che merdoso mi stava aspettando probabilmente col cazzo duro. Gli sorrisi e mi succhiai mordicchiandomi il labbro superiore; mi sorrise di risposta e ospitale mi fece entrare. Mentre mi faceva i convenevoli, mi guidò verso il soggiorno. Ci sedemmo opposti su due divani posti l'uno davanti all'altro; lui seduto a gambe incrociate, io a gambe aperte, la gonna tirata sopra alle cosce. Ci guardammo a lungo prima di parlare, molto probabilmente era intimorito dalla mia figura fottutamente sexy e dannata: non una curva fuori posto, al tempo ero irresistibile. Fattosi coraggio, mi chiese come mai fossi tornata da Londra proprio in quel periodo; gli risposi che mio marito era stato ucciso da dei teppisti dei quartieri bassi e che volevo farmi giustizia da sola. E come penseresti di fare? mi chiese; gli risposi che ho molti amici e che sono pronta a farmene degli altri, anche lui e subito. Lui strabuzzò gli occhi e io ridetti con una risatina frenata dalla mano sulle labbra. Lui si alzò goffo e paonazzo, io con la lingua che giocherellava sul canino sinistro, sorridendo lo seguii; mi portò alla sua camera da letto. Lì ci baciammo e lo scopai come mai nessuna lo aveva fottuto.
    Quando avevo finito il bastoncino che avevo usato per tenere il chignon gli passava il collo da parte a parte. Nudo, con gli occhi rivolti verso il soffitto e le mani legate con le manette al letto, mi aveva lasciato ore per uccidere le sue guardie e scovare i suoi conti da pappone di merda. Sorrisi e presi in mano il suo cazzetto di tredici centimetri. Ridendo lo baciai e poi lo buttai fuori dalla finestra, che lo mangiasse qualche animale: a lui non sarebbe servito di sicuro.

    Trionfante, mi godetti le ultime ore dello sfogo scegliendo un suo fuoristrada. Armata di un fucile a doppia canna, indossavo jeans e maglietta, scarpe trovate sul posto. Scesi nel suo garage, mi introdussi nella vettura, regolai il sedile e lo specchietto centrale; immisi le chiavi nella fessura, premetti la frizione, tirai giù il freno a mano, girai le chiavi e misi in primi. Con una sgasata assurda il fuori strada partì feroce come la sottoscritta verso la casa di stupri legalizzati gestita da quel cadavere: una nuova strage sarebbe stata nella storia.

    Bloody Jennifer, scritto nella storia con la bomboletta rossa, ricoprì ogni muro del manicomio. Ogni centimetro delle mura interne della villa in fiamme mentre partivo alla volta di quelle povere ragazze. Il mio nome è rimasto nella storia, sopravvive alle generazioni e sopravvivrà anche alla fine dell'umanità perché me lo ha promesso Thanato: una volta all'anno rivivrò per riportare il mio nome nella memoria della gente grazie alle mie gesta! Non so se esisterà ancora Halloween con il suo Terrore o la Giustiziera del Giorno del Giudizio; ma io ci sarò e vi ucciderò tutti. Fottuti stronzi, addio! Al prossimo mio sfogo parassiti umani.


    Edited by Austin Dove ÆÐ - 22/11/2019, 12:37
     
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    Demone Incantatore

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    CITAZIONE (Austin Dove ÆÐ @ 20/11/2019, 19:49) 
    non avendo visto nessun The purge (LOL) posso introdurre le componenti sovrannaturali che a me piacciono tanto? usando anche personaggi non originali?

    guarda almeno il primo The purge, almeno ti fai un'idea precisa. è favoloso. se riesci anche a vedere il secondo tanto meglio perchè è stratosferico.
     
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  13. AdInferii
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    Quanti leccaculo in questo forum... Puro stile italico.

    La differenza tra me e voi è che io non ho paura di farmi nemico il "padrone" pur di dire ciò che penso. Proprio per questo sono andato via di casa a 16 anni e senza un soldo in tasca.

    Tenetevi i vostri consigli di bon ton per voi stessi, visto che non mi conoscete.

    Il problema è il vostro, perchè non sapete cosa vi perdete censurando il prossimo.


    La chiudo qua, sennò diventa qua qua qua e sto verso, a quanto leggo, è già molto comune.


    P.s. "post to be published" eh, in pura media non arrivo ai 10 post pur di essere bannato o censurato dal fighetto di turno. Ahahah "horror da PAURA".
     
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    ... e si è pure cancellato... l'ho pubblicato, ma ovviamente non merita un seguito di risposte nel mezzo del contest, quindi continuate pure con i vostri sfoghi...
     
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    Ecco, quello era uno sfogo! :risata:
     
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