Serve un passaggio?

Racconto inquietante

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    Spaventapasseri vivente

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    (Che bello può pubblicare di nuovo qui!)


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    Camminano lungo una strada sterrata fiancheggiata da una fitta boscaglia di pini. L'uomo e la donna. Lui prosegue con il flash del cellulare puntato in avanti. Lei alle sue spalle, le braccia conserte per il freddo. Si gela. Un gelo anomalo per la primavera.
    – Sicuro che sia la strada giusta? – chiede la donna.
    L'uomo non risponde, gli occhi puntati tra le chiome dei pini che ondeggiano nel vento. Poco fa ha sentito un grido provenire dai boschi. Un grido soffocato. E poi un colpo di pistola. Lancia uno sguarda alla donna. Sembra che non abbia sentito nulla.
    – Non dovevamo prendere questa strada – dice la donna. – Te l'avevo detto che non sarebbe stata una buona idea.
    L'uomo si ferma, si guarda intorno.
    – Cosa succede? – chiede la donna in ansia. – Hai sentito qualcosa?
    – Sssh! – risponde l'uomo. Spegne il flash e drizza le orecchie. Di nuovo quell'urlo soffocato. Veniva alla sua destra. Sembrava un uomo. Guarda in quella direzione.
    – Perché hai spento il flash?
    – Cazzo, Francè. Vuoi stare zitta?!
    La donna serra gli occhi. – Stronzo... – mormora tra sé.
    Appena l'uomo accende il flash, qualcosa smuove le fronde dei pini.
    La donna si stringe alle spalle dell'uomo. – Cosa è stato?!
    L'uomo non risponde. Fissa il punto in cui i rami si sono mossi, ci punta il flash.
    – Torniamo indietro – dice la donna.
    Le fronde dell'albero continua a muoversi. C'è qualcosa dietro.
    – Aspetta qui – dice l'uomo.
    – No, vengo con te.
    L'uomo la blocca con una mano. – Stai qui.
    – Dai, torniamo indietro. Non mi piace questo posto. Ho paura.
    – Detta da una patita dell'horror mi fa quasi ridere.
    La donna incrocia le braccia. – Sei proprio uno stronzo!
    L'uomo scende il fosso e si avvicina all'albero di pino. Le fronde si smuovono con più forza. Appena discosta un ramo, qualcosa salta fuori, sguscia sotto i piedi dell'uomo. Quello indietreggia e punta il flash verso i suoi piedi. Non c'è niente.
    Un urlo straziante.
    L'uomo sussulta e guarda verso la donna. È sparita. Risale rapidamente il fosso, si guarda intorno. – Francè! Dove sei? Cazzo...
    I fanali di un auto sbucano da una curva della strada. L'uomo agita un braccio. Un pick–up verdognolo gli si affianca. Ha la carrozzeria arrugginita, la fiancata graffiata e ammaccata. Antonio spegne il flash del cellulare.
    Una donna dai capelli rossi abbassa il finestrino macchiato. – Serve un passaggio?
    – Hai visto una donna? – chiede l'uomo con il volto agitato. – Capelli castani, occhi verdi. Piuttosto minuta. Indossa una maglietta rossa dei coldplay.
    La donna con i capelli rossi scuote la testa. – No, non ho visto nessuno. Chi è? La tua ragazza?
    – Qualcosa del genere – risponde l'uomo mentre si guarda intorno.
    – Capito. Vuoi un passaggio?
    L'uomo la guarda per un momento. Sale a bordo, il sedile sporco e rattoppato in più punti scricchiola sotto il suo peso. Odore di menta, di olio di motore. Sul cruscotto carte di caramelle e chewing gum alla menta.
    La donna con i capelli rossi ingrana la prima e parte. – Sono Michelle.
    – Antonio.
    – Nome italiano. Sei italiano?
    – Sì.
    – Dove è sparita la tua ragazza?
    – Non è la mia ragazza. Comunque qui.
    – Qui dove?
    – Dove ti sei fermata poco fa.
    Michelle si gratta il naso arrossato. – Se si è persa nei boschi, sicuramente raggiungerà casa mia.
    – Non si è persa nei boschi. È sparita.
    Michelle gli lancia uno sguardo. – Sparita? Tipo Boom! Svanita nel nulla?
    – Già, così! – risponde l'uomo, lo sguardo che vaga inquieto fuori dal finestrino.
    – Oh, beh... Sai, qui succede spesso.
    L'uomo si volta a guardarla. – Cosa?!
    – La gente sparisce di continuo da queste parti. Ma non preoccuparti, poi ritorna.
    – Lo dici come se fosse normale.
    – Lo è.
    – Come può essere normale?
    – Si vede che non sei di qui. La gente sparisce e poi ritorna. Semplice. Vuoi che te lo scandisca meglio? Sparisce. Ritorna. Semplice.
    Antonio la fissa incredulo.
    Michelle abbozza un mezzo sorriso mentre lo guarda di sfuggita.
    L'uomo si irrita. – Che hai da ridere? Cosa c'è di divertente?! Francesca è sparita!
    – Quindi si chiama Francesca? Interessante. – Mette una mano nei pantaloni sporchi di fango e tira fuori una caramella alla menta, le unghia sporche di terra. – Vuoi?
    Antonio guarda prima la caramella, poi lei. – Tu non sei normale.
    – Tu invece lo sei? – chiede la donna con un sorrisetto.
    Il pick–up prende una buca, traballa. La caramella cade sul tappetino sporco di terra del pick-up.
    – Me la prendi? – chiede Michelle.
    Antonio la fissa per un istante, si piega e prende la caramella caduta tra i suoi piedi. Gliela rende.
    – Puoi scartarla. Sai, sto guidando – dice lei con un sorrisetto.
    L'uomo scarta la caramella.
    – Puoi infilarmela in bocca? Sai, sto guidando.
    Antonio si acciglia irritato. – Certo... stai guidando...
    Michelle apre la bocca divertita. – Allora?! Infilami la caramella in bocca.
    Antonio l'avvicina alle labbra.
    Lei lo guarda divertita con la coda dell'occhio e gli morde il dito.
    Lui allotana la mano. – Oh! ma sei scema?! – Si asciuga il dito di saliva sul pantaloni.
    La donna con i capelli rossi gli sorride. – Quindi sei gentile. – Il pick-up frena di colpo, una nube di polvere si alza alle sue spalle.
    – Che stai facendo? – chiede Antonio confuso.
    – Scendi – risponde Michelle.
    – Cosa? Perché?
    – Da una parte sono delusa, ma dall'altra sono contenta, sai.
    L'uomo si limita a fissarla.
    La donna si passa la caramella alla menta da un punto all'altro della bocca. Lo succhia. – Sei gentile. Per questo devi scendere. Scendi.
    Antonio fa per parlare, ma si blocca. Tutto questo non ha senso.
    – Allora?! Scendi!
    – Ma perché?
    – Te l'ho detto. Sei gentile. Non vai bene.
    – Non vado bene per cosa?
    Michelle sbuffa. – Certo che sei pesante.
    – Per cosa non vado bene?
    – Sei gentile, non lo capisci? Non mi piace ammazzare la gente gentile.
    Antonio si pietrifica. Fissa la rivoltella nella mano sinistra della donna poggiata sul grembo, la canna rivolta verso di lui.
    Michelle rotea gli occhi al cielo. – Ti decidi a scendere o devo farti saltare la testa? Per me va anche bene, ma sarebbe uno spreco. Sei gentile, dopotutto. Quando dico agli uomini di infilarmi la caramella in bocca, pensano che voglio scopare. Ci provano, capito? Sono insistenti! Prima sono in compagnia di qualcuno, poi se ne dimenticano. Come possono dimenticarsene così in fretta? Mi segui? I loro amici scompaiono e loro pensano a scoparmi! Tu invece non ci hai pensato nemmeno una volta. Anzi, il pensiero non ti ha nemmeno sfiorato. Te l'ho letto negli occhi. Adesso scendi.
    Antonio apre la portiera del tutto confuso.
    – Aspetta! – dice Michelle. Si gratta la testa. – Riguardo alla tua ragazza. Ah, già, non è la tua ragazza. Riguardo alla tua amica. Non preoccuparti per lei, starà bene. Me ne prenderò cura io. Personalmente. Non ti accorgerai nemmeno che sia sparita. – Si fa la croce sul cuore. – Promesso.
    Antonio è talmente confuso che si limita a guardare prima lei, poi la pistola. La pistola e poi lei. Non ha capito nemmeno il monologo che gli ha fatto prima.
    – Chiudi bene la portiera. Sai, è guasta. Si apre da sola, a volte.
    Antonio la chiude con forza e guarda il pick-up allontanarsi, due fanali rossi nell'oscurità. Resta fermo per un pezzo, lo sguardo piantato nel vuoto. Poi torna indietro sotto lo sguardo vigile della luna piena nel firmamento divorato dalle tenebre. Non riesce a pensare a niente. Non sa nemmeno se sia lui a camminare. Gli sembra di essere un passeggero del suo stesso corpo.
    Arriva nel punto in cui è sparita Francesca, si guarda intorno spaesato. Solo pini, vento e oscurità. Accende il flash del cellulare.
    – Antò! – grida una donna alle sue spalle.
    Lui si volta. È Francesca. Si corrono incontro. – Tu... Dove...
    La donna lo abbraccia. – Sono tre ore che ti cerco. Pensavo ti fossi scordata di me!
    Antonio si acciglia perplesso. – Io... Tu... tu sei sparita... Come...
    – Sparita? In che senso? Sono rimasta in macchina. Hai detto di aspettarmi lì, che avresti trovato qualcuno.
    – Qualcuno?
    Francesca lo guarda turbata. – Abbiamo forato, non ricordi?
    – Io...
    La donna gli prende una mano. – Ehi, va tutto bene? Sembri strano.
    – Sì... va tutto bene. Torniamo alla macchina.
    Francesca gli mette una mano sulla schiena. – Sicuro di stare bene?
    – Sì, sto bene.
    – Non hai trovato nessuno, vero?
    – Sì, nessuno. Ora torniamo indietro. Passeremo la notte in macchina.
    La donna lo guarda turbata. – Va bene. Oh, guarda! Una macchina. – Agita le braccia.
    I fanali di un auto si avvicinano, la luna piena alle spalle.
    Antonio sbianca in volto.
    Una donna con i capelli rossi abbassa il finestrino con un sorriso. Guarda Francesca, poi Antonio. – Serve un passaggio?

    Edited by ó_ò - 24/4/2024, 01:21
     
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    Svanirò alla luce del mattino; non ero altro che un'invenzione dell'oscurità.

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    Mi piacciono questi racconti che non hanno un vero e proprio finale e sono ridotti all'osso, perchè stimolano la fantasia di chi legge, anche io li scrivo così, senza troppi particolari, proprio per coinvolgere il lettore.
     
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    Sì, anche a Lui piace scrivere e leggere racconti simili. Racconti e romanzi forbiti di particolari sviano il lettore, suonano finti, ma sono piacevoli da leggere stilisticamente. La finzione ha bisogno di particolari per abbellire qualcosa, la verità quanto basta per farla arrivare nitida. Lui cerca la via di mezzo, sebbene protende per quest'ultima stilisticamente.
     
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    Azathoth - il Dio Sultano

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    In fondo il finale qui c'è, la coppia si ritrova e può scegliere lei stessa il proprio destino. Il Nuovo Cerbero stavolta scrive un racconto grottesco ambientato nei nostri giorni, bene così.
     
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    Piacevole e gradevole per i miei gusti.
     
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