Contest Halloween
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Contest Halloween

2017

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    Abominio degli abissi

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    La notte di Halloween giunge alle nostre infauste porte, i tempi stringono e noi acerrimi celebratori del macabro siamo chiamati in causa: benvenuti al Contest 2017 targato Horror da Paura.

    Come già stabilito in precedenti discussioni, diamo il via a partire da quest'oggi ad una sfida di pura creatività a tema horror, donando gloria ed onore alla magica notte del 31 Ottobre. I protagonisti indiscussi, le menti eccelse ed i desideri più assopiti siete soltanto voi, quindi diamo il via alle danze, ma prima di ogni altra questione vi illustrerò il regolamento al quale sottostare.


    REGOLAMENTO

    - Il tema della gara si incentrerà unicamente sul pensiero personale di ciò che rappresenta per voi Halloween, siate liberi di dargli vita con la fantasia più disparata possibile. Che sia un oggetto grafico, un racconto, una fotografia o un disegno di proprio pugno, qualsiasi scelta sarà apprezzata; sappiate che non sarà consentita alcun sorta di plagio o copiatura.

    - Per quanto riguarda il progetto grafico, apro una parentesi per chi sia interessato a tale ambito. Il banner, anch'esso, è di libera dimensione (non sono consentite misure enormi, un esempio: 400x200, 350x250, e così via), lo sfondo, come del resto la scelta artistica predominante, deve rispecchiare l'orrore più consono possibile. La scritta è richiesta, possibilmente: Happy Halloween 2017.
    Per il resto sbizzarritevi a vostro piacimento.

    - La partecipazione è ovviamente senza vincoli d'accesso, ma la possibilità di presentare il proprio lavoro verrà chiusa esattamente il 25 Ottobre. Mentre, la votazione avrà luogo a partire dal giorno seguente con il termine al 31 Ottobre.

    - ATTENZIONE: La discussione rimarrà fedelmente questa, sia per la registrazione del vostro progetto, sia per il sondaggio finale. Quindi prestate occhio al primo post, che verrà frequentemente aggiornato dal sottoscritto.

    - L'autovotazione non è consentita, non barate perché, come dice Pennywise, tutto verrà a "galla" a fine scrutinio.

    - Come già anticipato, non coesisterà alcuna sorta di competizione ferrea, l'importante è divertirsi e stare uniti in un periodo da noi altamente omaggiato. Non sentitevi inferiori a nessuno ed esprimete a vostro piacere la fantasia più disparata.

    - L'utente con il lavoro più apprezzato e votato dalla comunità, verrà riconosciuto in bacheca come il "vincitore del 2017", ma nella sua completezza i vincitori sono tutti, la partecipazione è già una piacevole vittoria.


    La campanella è suonata, incoraggio chiunque a prendervi parte e rinnovo il mio personalissimo "in bocca al lupo" e che vinca il migliore.

    Accorrete accorrete, e innanzi tutto vi invito a pubblicare qui sotto il vostro emblema artistico.

    Grazie e buon lavoro, ma sopratutto: Buon Halloween!



    PARTECIPANTI


    ~ DaleCooper ~
    xmubz7


    ~ Austin Dove ÆÐ ~
    xmubz7


    ~ HarryHorror ~
    xmubz7


    ~ Fulci Forever ~

    Qualcosa di veramente spaventoso
    Come affrontare una notte di Halloween in piena regola



    Los Angeles, in un sobborgo come tanti. In una casa come tante.
    C'erano tre ragazzi in quell'abitazione, intenti a raccontarsi storie spaventose.
    Christa la bella del liceo, Adam il secchione sfigato, Deborah la mora darkettona.
    Christa parlava di spiriti che si agitavano nelle case di L.A durante le ore più buie e di vecchi sonnambuli che solevano girare a vuoto per uccidere di tanto in tanto qualcuno mentre dormiva.
    La sua storia non aveva tanto mordente, era un po' piatta a detta degli altri due.
    Adam parlò di una vampira assetata di sesso e sangue in egual misura: fu presto interrotto.
    “Ah, tu se non ci metti una tettona non sei contento!” lo prese in giro Christa, seguita malvolentieri da Deborah che era a dir poco annoiata da quella serata.
    “Ve la racconto io una bella storia di paura- si propose, stendendosi sullo spazioso divano, a pancia in giù, fissando con occhi cupi i suoi amici.
    “Beh, insomma, mi avete interrotto, tu e questa stronzetta di Christa...hai qualcosa di veramente valido?” brontolò il ragazzo, spostando poi lo sguardo sulla bionda.
    “Christa, scusa, è solo che...non sono molto bravo a parlare quando sono solo con due come voi...”
    “Okay, spiritosone, vediamo quanto sarai capace di fare lo sbruffone quando ti scaglierò contro la Jena! La conosci vero?” disse la ragazza, fingendosi arrabbiata, mentre afferrava per la collottola l'amico occhialuto.
    “C-certo che la conosco, accidenti. Jennifer Kate Smitley Olso Flockart...insomma quella che fino a poco tempo fa adescava ragazzi come noi in cinema e locali malfamati in periferia.”
    “Diamine, proprio lei.” esclamò con falsa gioia la mora, spiegando che era proprio la Jena l'argomento della sua storia da Halloween.
    “M-ma non aveva smesso di...” cominciò lui, rossissimo in viso.
    “Sei proprio angosciato, poverino. La storia di Deb allora ti farà proprio morire perchè parla di te. Parla di te e di come sarai ucciso da lei. La Jena oppure Smothering Woman, per gli amici che provano il suo modus operandi.” disse Christa. La sua allegria si tramutò presto in ansia, poi in terrore.
    Deb si alzò di scatto dal divano e alla bionda non restò altro che arrendersi alla consapevolezza che quella notte sarebbe stata l'ultima della sua vita.
    Non potè nemmeno gridare quando la darkettona le spinse una sottile lama nel collo, tranciandole giugulare e carotide in un breve attimo.
    “Ecco di cosa si parla quando si dice : avere un asso nella manica!” disse la mora, ridendo, portandosi le mani alla bocca come per scongiurare una folle risata in procinto di esplodere in tutta la sua demoniaca violenza.
    “Perchè l'hai fatto?” delirò il ragazzo, pronto a lasciarsi svenire.
    Deb lo scrollò energicamente, costringendolo a seguirla. Lo afferrò con la forza, lui non potè che obbedirle.
    “Adesso ti mostro cosa ho fatto veramente!” disse quasi gridando la mora.
    Quando giunsero in cucina Adam rischiò quasi un attacco di cuore.
    Era Deb! Allora chi era la mora che l'aveva preso con la forza trascinandolo via da una serena nottata con gli amici?
    “Cosa sta succedendo? Dimmelo, ti prego. Uccidimi se vuoi, fai q-quel che ti pare...ma...dimmi!”
    “Calma-gli sussurrò lei all'orecchio-promettimi che non urlerai. Ne va della tua vita e anche della mia reputazione di assassina.”
    Detto ciò la sconosciuta rovesciò il corpo di Deb, straziato da una decina di coltellate. Le ferite erano ampie, orribili, le percorrevano il corpo seminudo come tatuaggi vuoti. Ma quello che fece trasalire Adam era la sua faccia, completamente priva di pelle. La sua amica era diventata un ghigno orrendo, quasi rancoroso.
    “Shht, non urlare, ho detto, me l'hai giurato. Se hai compiuto i sedici anni, dopo ti faccio bere qualcosa.”
    “N-non li ho compiuti, ne ho quindici. Ma mi vuoi dire chi sei o devo stare qui a farmi venire un infarto??”
    “Va bene, rilassati e guardami negli occhi.”
    Sotto la maschera di pelle di Deb, c'era un'altra ragazza mora, dallo sguardo ben più cupo e due occhi penetranti per cui svenire di paura...o altro.
    “Mi riconosci?” gli chiese lei, prendendolo per un braccio per tentar di evitare che perdesse i sensi cadendole addosso.
    “Sì, s-sei quella Jen. Non ho fatto nulla di male, lo giuro. P-perché ti trovi qui?"
    Lei sbuffò allegramente: "Di solito chi dice di riconoscermi ha pochissimo da vivere, mi avete colto in un momento critico, non ho più voglia di far fuori maschietti random. Puoi considerarti fortunato, Adam, perchè che tu ci creda o no, Deb stanotte vi voleva ammazzare tutti e due. Era gelosa del fatto che tu piaci a Christa, scommetto che tu nemmeno lo sapevi.”
    “No, J-Jen. Ma perchè hai fatto questo per me? Tu sei una...”
    “Lascia stare le fottute etichette o mi farai pentire di aver fatto un'opera di bene.” spiegò lei a voce bassa, mentre tornavano in soggiorno.
    Christa era in piedi vicino al divano, ridacchiando in modo vagamente strano, quasi come se ringhiasse.
    Si tolse il finto stiletto sanguinante dalla gola e iniziò a parlare.
    “Sono stata io a contattare via email la cara Jena, Adam. Visto che non ha più la voglia di fare quello che faceva solitamente, ho provato a darle uno scopo. Farle fare qualcosa che avesse un senso. E così siamo io e lei, ora. Aspettiamo il tuo verdetto: vuoi morire anche tu o ti decidi ad ammettere che mi hai sempre voluto bene?”
    Jen si abbassò per poter parlare faccia a faccia con il ragazzo:
    “Dì un po', vuoi prendere un drink in pace con noi ragazze o preferisci che io faccia un bel corso di soffocamento a Christa? Poi te la vedi tu con lei.” esclamò sorridendo Jen, dando ad Adam un buffetto sul naso.
    “Che notte, oddio. Chi lo dice ai miei di Deb?” borbottò Adam, con voce rotta.
    “Nessuno sa di Deb, ti conviene scordartela.” replicarono le due ragazze in coro, facendogli cenno di seguirle all'esterno.

    ~ Anita29 ~
    xmubz7


    ~ Toshiro ~

    S'alza il sipario

    L'uomo camminava per la strada principale del paese.
    Il selciato, di solito tenuto pulito con un'insolita solerzia da parte degli spazzini, in quel momento era ingombro delle bancherelle della fiera, coi loro colori sgargianti e le insegne che promettevano divertimenti sempre diversi.
    Si faceva un po' fatica a procedere tra i banchetti, perché c'erano molti bambini con genitori a seguito che correvano da una parte all'altra di quel paesino dei balocchi di legno e tela, con in mano il giocattolo o il dolce, a seconda dei gusti personali e delle finanze spendibili.
    L'uomo era particolarmente contento, perché lo aspettava una bella serata, di lì a poco: aveva detto a sua moglie che sarebbe andato a giocare a carte con gli amici.
    Dentro di sé, sogghignò con malcelato piacere.
    D'un tratto, l'uomo percepì qualcosa: era un richiamo, una sorta di voce che lo chiamava, indirizzando i suoi passi verso un punto ben preciso della fieretta.
    Incuneato tra un banco di dolciumi e un labirinto degli specchi, stava un piccolo palchetto: per quanto piccino, era decorato con incredibile maestria, i ghirigori dorati e il colore rosso della tendina che nascondeva il burattinaio.
    Perché quello era proprio un teatro di burattini.
    Vista l'ora tarda non c'erano bambini ad assistere allo spettacolo, ma per qualche motivo l'uomo non voleva andarsene: era consapevole che, di lì a poco, il sipario si sarebbe alzato.
    Infatti, con un fanfara di trombe, le tendine cominciarono a ritirarsi, lasciando il posto alla faccia inespressiva di una donna, tutta curva e secca.
    Solo dopo qualche secondo di sorpresa, l'uomo si rese conto che la faccia era in realtà una maschera di legno.
    -Oh, ma guarda un po'.- disse con voce inaspettatamente melodiosa la vecchietta.
    -Abbiamo uno spettatore, e chissà quale storia vorrebbe sentire.-
    L'uomo rispose che non voleva disturbarla, che magari la signora stava chiudendo, e poi lui aveva da fare, ma quella scosse la testa.
    -No, no, giovanotto. La storia che vorrei narrarti è semplice da mettere in scena, e io sono contenta se qualcuno l'ascolta. Vedrai, finiremo prima che venga sera.-
    L'uomo pensò che quello era impossibile, visto che il sole iniziava a calare proprio in quel momento, ma non se la sentì di deludere l'entusiasmo della burattinaia, per cui acconsentì.
    -Bene. Per narrare questa storia, avremo bisogno di coraggio e di paura, perché è invero una vicenda molto oscura...

    Tanti anni fa, in un paesino, viveva una donna molto sfortunata.
    Nessuno sapeva da dove venisse, e a lei bastava rimanere in pace, ai margini del bosco, dove coglieva i frutti del suo piccolo orto e degli alberi: essendo esperta di infusi e di rimedi con le erbe, vendeva i suoi impacchi ai suoi vicini e poteva comprare il necessario per vivere.
    Aveva i capelli neri come le ali di un corvo e gli occhi verdi come le fronde degli alberi, un fisico snello e mani veloci ed affusolate.
    Tuttavia, non viveva secondo i costumi del villaggio, né partecipava alle messe o si incontrava con le altre donne a chiacchierare vicino alle fonti.
    Per questo, circolava la voce che fosse una strega, e che operasse malefici in combutta con il diavolo.
    La sua bellezza era ben conosciuta in tutta la zona, ed un bel giorno il figlio di un nobile che possedeva dei terreni nel circondario la vide, e se ne innamorò perdutamente.
    Nonostante il ragazzo fosse già promesso ad un'altra, una nobile e ricca dama, le sue frequentazioni della solitaria ragazza proseguivano: le regalava fibule d'argento e perle acquistate nei mercati vicini.
    Un giorno suo padre lo affrontò di petto: gli disse che non era più un bambino, e che il bene del casato veniva prima delle sue smanie da dongiovanni.
    La discussione durò ore, ma alla fine il giovane fu indotto a troncare la relazione con la donna che viveva ai margini del bosco.
    Purtroppo, il frutto del loro amore aveva già iniziato a germogliare, dato che ella era incinta.
    A quella notizia, il giovane fu preso dai sensi di colpa e cominciò a pensare ad una soluzione: propose alla donna di darle dei soldi con cui lei e il bambino avrebbero potuto vivere dignitosamente.
    La ragazza però reagì con furia, dicendo che non voleva nessun aiuto in denaro: voleva solo che lui trascorresse il resto della sua vita con lei, dimostrandole che la amava sul serio.
    Ma lui non poteva andare contro il volere di suo padre, e la abbandonò in lacrime sulla soglia della sua capanna.
    Dopo qualche mese, il matrimonio era pronto per essere celebrato nella chiesa del paesino: erano presenti i più illustri signori del contado, e il giovane e la sua sposa dal candido vestito stavano per essere uniti per sempre, quando le porte si spalancarono ed un vento orribile e gelido iniziò a spirare dentro l'edificio, facendo rabbrividire tutti.
    A passi lenti ed incerti, si faceva largo tra la folla la donna: con la mano tesa, come nel chiedere la carità, pregava il giovane di farsi carico del figlio che portava in grembo.
    I presenti iniziarono a gridare, qualcuno si mosse per portarla di peso fuori dalla chiesa, qualcun altro imprecava, e, in mezzo a quella confusione, la donna partorì: tutti volevano vedere la creatura appena nata e, nel tramestio, qualcuno la calpestò a morte.
    Un urlo disumano si levò dalla gola della donna, come se ne avessero strappato una parte del corpo, un suono che fece calare un silenzio di tomba: il gelo e il furore della ragazza tradita, abbandonata e poi defraudata erano tanto spaventosi che per parecchi minuti nessuno osò fissarla negli occhi color smeraldo.
    Due fuochi che sembravano maledire la terra stessa.
    Poi, le voci dei presenti iniziarono a pretendere un rogo: che la strega venisse bruciata!
    Sembrava che la follia dei paesani dovesse tramutarsi in realtà, ma, quando le lingue di fuoco appiccarono, la donna rise sguaiatamente: urlò non al cielo di salvarla, ma si rivolse al terreno sotto di sé, chiedendole di aver salva la vita.
    -In cambio- ella disse -darò a te, Signore della terra, tanti figli quanti sono i meschini che abitano il mondo.-
    Quando ebbe finito di pronunciare quella maledizione, il terreno si spalancò ai suoi pedi, e ne uscì un ruggito infernale: nel giro di pochi secondi, la donna sparì, come se non fosse mai vissuta.
    Dopo alcune settimane di relativa quiete, il giovane che aveva tradito la donna venne trovato morto nella sua stanza: il corpo era intatto, ma il ventre presentava tante piccole ferite, che sembravano causate da spilli o da spine.
    I suoi occhi privi di vita erano colmi di orrore, e nessuno li dimenticò mai finché visse.
    Da allora, la donna sparì dal villaggio, ma in molti paesi, anche distanti l'uno dall'altro svariati chilometri, a volte, nel cuore della notte, si poteva sentire una risata echeggiare tra le mura delle case: per quante ricerche si facessero, non si riusciva a scoprire l'origine di quel rumore terrificante.
    E, invariabilmente, alle risate seguiva la morte di un uomo che aveva tradito una donna, non importa se sua moglie o la sua amante con altre donne: e tutti presentavano il ventre traforato da spuntoni, il sangue che colava anche dopo giorni...

    La vecchietta depose i burattini dietro il palchetto, e fissò l'uomo dritto negli occhi.
    Questi si alzò dalla panca sulla quale era seduto lievemente confuso, come se fosse un po' brillo, e si avviò barcollante verso la una casa lì vicino: voleva dimenticare al più presto ciò che aveva visto in quegli occhi, dietro la maschera.
    Non si accorse che era notte fonda, e che degli altri banchetti non restava traccia nel viale: non c'erano nemmeno cartacce o rimasugli di dolci.
    Solo un vento freddo e gelido, che spirava impietoso.
    L'uomo era arrivato ad una piazzetta del paesino, sulla quale si affacciava la sua destinazione, quando udì un suono: era una risata sguaiata, talmente crudele da sembrare perfino dolce ed amorevole.
    L'uomo iniziò a scuotere la testa: sicuramente erano dei ragazzini che giocavano a fare gli scemi.
    Poi pensò di tornare a casa, improvvisamente spaventato.
    -Al diavolo!- pensò. -Da Cesira ci andrò domani.-
    Si sarebbe inventato una scusa con sua moglie: sì, così avrebbe fatto.
    Si intabarrò più che poté, incamminandosi verso casa sua: il suo passo era più svelto di quanto lui volesse ammettere.
    Risate.
    Di nuovo!
    Si sentì raggelare, anche perché sembrava proprio che solo lui le sentisse: nessuna finestra si era aperta, nessuna luce indagava su di esse.
    Il cuore gli batteva con ritmo sincopato contro il costato, il sudore gli iniziava ad imperlare la fronte, scendendo lungo il viso pallido e tremante.
    Ancora pochi passi, e sarebbe stato al sicuro.
    Una figura si materializzò davanti a lui, proprio pochi metri prima che arrivasse all'uscio di casa: era piccola e gracile, ma sembrava dotata di una tempra mostruosa, sotto la vesta nera che scendeva fino a nasconderle i piedi.
    Il viso era celato da una maschera di legno: una faccia inespressiva, dalla quale proveniva una risatina sommessa, che crebbe d'intensità fino a divenire un urlo acuto e rauco.
    L'ultima cosa che l'uomo vide fu la faccia che la maschera nascondeva: la pelle era screpolata, devastata da squarci di croste che mettevano in mostra i muscoli sottostanti, pulsanti di rosso dolore, le vene in rilievo, simili alle vesciche violacee dei piedi.
    E gli occhi...
    Gli occhi erano traforati di spilli!

    La mattina dopo, l'uomo venne trovato morto in quello stesso punto: era nudo, ed il suo ventre era coperto di piccole ferite, che sembravano provocate da uno spuntone, forse un ago o una spina.
    Le indagini fecero emergere in breve che l'uomo aveva iniziato da poco una relazione clandestina con una ragazza del luogo, all'insaputa della moglie.
    Nonostante gli sforzi degli agenti dell'ordine, nessun colpevole venne mai trovato.


    ~ EdTodesking ~
    xmubz7


    ~ Nadia_Colette ~
    xmubz7


    D.C.



    Edited by DaleCooper - 28/10/2017, 13:14
     
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    Abominio degli abissi

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    Ho già in mente qualcosa...
     
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    Voglio dare il buon esempio partecipando per primo, con un mio personale lavoretto grafico, nulla di così eccezionale. Ma Creepshow per me è la rappresentazione del mio Halloween generazionale, quando penso a questa celebrazione la mia mente vaga inesorabilmente all'opera di Romero.
    Ogni 31 Ottobre, fin da ragazzino, realizzo la mia tradizione nel trascorrere una mattinata all'insegna di Zio Creepy e le sue storie, con una tazza di latte caldo;
    ahimè la nostalgia scalda il cuore.

    xmubz7


    D.C.



    Edited by DaleCooper - 13/10/2017, 22:37
     
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    Mi piace alla fine l'idea di questo contest, io pensavo di partecipare con un qualcosa di fotografico, Dale ha già partecipato con un banner grafico (complimenti tra l'altro), leggendo l'altra discussione so già che qualcuno parteciperà con uno scritto, altri non lo so ancora, quindi direi che un po' di varietà ci sarà...

    Dai che sono curioso dei vostri lavori!
     
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  5. HarryHorror
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    Bel lavoro Dale!
    Io non ho ancora neanche vagamente idea di cosa proporre.
     
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    ecco la mia idea^^
    brutta ma l'importante è partecipare
     
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    Congratulazioni Austin, i miei complimenti.

    D.C.

     
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  8. HarryHorror
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    Ecco la mia creazione, è una foto scattata da me mista ad alcune elaborazioni grafiche (ovviamente parti png prese da internet e "assemblate")

    SuxJpGq
     
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    Abominio degli abissi

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    Mi piace Harry, davvero. Complimentoni.

    D.C.

     
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  10. HarryHorror
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    Grazie ! :D:
     
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    Se si parla di lavori grafici, mi rincresce ma sono fuori. Sono un flop totale in queste cose. :D
     
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  12. HarryHorror
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    Puoi scegliere tu cosa fare fulci, non solo lavori grafici, cito descrizione contest in apertura

    CITAZIONE
    Che sia un oggetto grafico, un racconto, una fotografia o un disegno di proprio pugno, qualsiasi scelta sarà apprezzata;
     
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    Allora domani potrei mettere qualcosa. :P
     
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  14. Istituto
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    Io non so cosa fare.
    Di sicuro non qualcosa di grafico o un disegno, perché sono negato
     
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    Io ce provo, mettendoci del mio cioè. Almeno Harry credo si farà due risate :P

    Qualcosa di veramente spaventoso
    Come affrontare una notte di Halloween in piena regola



    Los Angeles, in un sobborgo come tanti. In una casa come tante.
    C'erano tre ragazzi in quell'abitazione, intenti a raccontarsi storie spaventose.
    Christa la bella del liceo, Adam il secchione sfigato, Deborah la mora darkettona.
    Christa parlava di spiriti che si agitavano nelle case di L.A durante le ore più buie e di vecchi sonnambuli che solevano girare a vuoto per uccidere di tanto in tanto qualcuno mentre dormiva.
    La sua storia non aveva tanto mordente, era un po' piatta a detta degli altri due.
    Adam parlò di una vampira assetata di sesso e sangue in egual misura: fu presto interrotto.
    “Ah, tu se non ci metti una tettona non sei contento!” lo prese in giro Christa, seguita malvolentieri da Deborah che era a dir poco annoiata da quella serata.
    “Ve la racconto io una bella storia di paura- si propose, stendendosi sullo spazioso divano, a pancia in giù, fissando con occhi cupi i suoi amici.
    “Beh, insomma, mi avete interrotto, tu e questa stronzetta di Christa...hai qualcosa di veramente valido?” brontolò il ragazzo, spostando poi lo sguardo sulla bionda.
    “Christa, scusa, è solo che...non sono molto bravo a parlare quando sono solo con due come voi...”
    “Okay, spiritosone, vediamo quanto sarai capace di fare lo sbruffone quando ti scaglierò contro la Jena! La conosci vero?” disse la ragazza, fingendosi arrabbiata, mentre afferrava per la collottola l'amico occhialuto.
    “C-certo che la conosco, accidenti. Jennifer Kate Smitley Olso Flockart...insomma quella che fino a poco tempo fa adescava ragazzi come noi in cinema e locali malfamati in periferia.”
    “Diamine, proprio lei.” esclamò con falsa gioia la mora, spiegando che era proprio la Jena l'argomento della sua storia da Halloween.
    “M-ma non aveva smesso di...” cominciò lui, rossissimo in viso.
    “Sei proprio angosciato, poverino. La storia di Deb allora ti farà proprio morire perchè parla di te. Parla di te e di come sarai ucciso da lei. La Jena oppure Smothering Woman, per gli amici che provano il suo modus operandi.” disse Christa. La sua allegria si tramutò presto in ansia, poi in terrore.
    Deb si alzò di scatto dal divano e alla bionda non restò altro che arrendersi alla consapevolezza che quella notte sarebbe stata l'ultima della sua vita.
    Non potè nemmeno gridare quando la darkettona le spinse una sottile lama nel collo, tranciandole giugulare e carotide in un breve attimo.
    “Ecco di cosa si parla quando si dice : avere un asso nella manica!” disse la mora, ridendo, portandosi le mani alla bocca come per scongiurare una folle risata in procinto di esplodere in tutta la sua demoniaca violenza.
    “Perchè l'hai fatto?” delirò il ragazzo, pronto a lasciarsi svenire.
    Deb lo scrollò energicamente, costringendolo a seguirla. Lo afferrò con la forza, lui non potè che obbedirle.
    “Adesso ti mostro cosa ho fatto veramente!” disse quasi gridando la mora.
    Quando giunsero in cucina Adam rischiò quasi un attacco di cuore.
    Era Deb! Allora chi era la mora che l'aveva preso con la forza trascinandolo via da una serena nottata con gli amici?
    “Cosa sta succedendo? Dimmelo, ti prego. Uccidimi se vuoi, fai q-quel che ti pare...ma...dimmi!”
    “Calma-gli sussurrò lei all'orecchio-promettimi che non urlerai. Ne va della tua vita e anche della mia reputazione di assassina.”
    Detto ciò la sconosciuta rovesciò il corpo di Deb, straziato da una decina di coltellate. Le ferite erano ampie, orribili, le percorrevano il corpo seminudo come tatuaggi vuoti. Ma quello che fece trasalire Adam era la sua faccia, completamente priva di pelle. La faccia della sua amica era diventata un ghigno orrendo, quasi rancoroso.
    “Shht, non urlare, ho detto, me l'hai giurato. Se hai compiuto i sedici anni, dopo ti faccio bere qualcosa.”
    “N-non li ho compiuti, ne ho quindici. Ma mi vuoi dire chi sei o devo stare qui a farmi venire un infarto??”
    “Va bene, rilassati e guardami negli occhi.”
    Sotto la maschera di pelle di Deb, c'era un'altra ragazza mora, dallo sguardo ben più cupo e due occhi penetranti per cui svenire di paura...o altro.
    “Mi riconosci?” gli chiese lei, prendendolo per un braccio per tentar di evitare che perdesse i sensi cadendole addosso.
    “Sì, s-sei quella Jen. Non ho fatto nulla di male, lo giuro. P-perché ti trovi qui?"
    Lei sbuffò allegramente: "Di solito chi dice di riconoscermi ha pochissimo da vivere, mi avete colto in un momento critico, non ho più voglia di far fuori maschietti random. Puoi considerarti fortunato, Adam, perchè che tu ci creda o no, Deb stanotte vi voleva ammazzare tutti e due. Era gelosa del fatto che tu piaci a Christa, scommetto che tu nemmeno lo sapevi.”
    “No, J-Jen. Ma perchè hai fatto questo per me? Tu sei una...”
    “Lascia stare le fottute etichette o mi farai pentire di aver fatto un'opera di bene.” spiegò lei a voce bassa, mentre tornavano in soggiorno.
    Christa era in piedi vicino al divano, ridacchiando in modo vagamente strano, quasi come se ringhiasse.
    Si tolse il finto stiletto sanguinante dalla gola e iniziò a parlare.
    “Sono stata io a contattare via email la cara Jena, Adam. Visto che non ha più la voglia di fare quello che faceva solitamente, ho provato a darle uno scopo. Farle fare qualcosa che avesse un senso. E così siamo io e lei, ora. Aspettiamo il tuo verdetto: vuoi morire anche tu o ti decidi ad ammettere che mi hai sempre voluto bene?”
    Jen si abbassò per poter parlare faccia a faccia con il ragazzo:
    “Dì un po', vuoi prendere un drink in pace con noi ragazze o preferisci che io faccia un bel corso di soffocamento a Christa? Poi te la vedi tu con lei.” esclamò sorridendo Jen, dando ad Adam un buffetto sul naso.
    “Che notte, oddio. Chi lo dice ai miei di Deb?” borbottò Adam, con voce rotta.
    “Nessuno sa di Deb, ti conviene scordartela.” replicarono le due ragazze in coro, facendogli cenno di seguirle all'esterno.

    P.S Corretto ogni errore, perdonatemi ma li vedo sempre più tardi. :D

    Edited by Fulci Forever - 22/10/2017, 16:05
     
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