Abominio degli abissi
- Group
- Member
- Posts
- 1,538
- Reputation
- +206
- Location
- Black Lodge
- Status
- Anonymous
|
|
La lettura, come avrete già ben assimilato, è una delle molteplici passioni a cui tengo religiosamente fede. La mia visuale è orientata a 360 gradi, balzando da un genere all'altro con abile maestria, ma conservando una linea retta di coerenza riguardante lo stile da me attratto. Gli autori sopracitati, nel bene o nel male, hanno incrociato la mia strada, chi più marcatamente chi più superficialmente.
Lovecraft è un genio indiscusso, tra la sue opere più grandi che ammiro vi ergono "La casa stregata" e "L'orrore a Red Hook", due racconti alquanto brevi ma connessi tra loro da un filo sottile conduttore. Il primo può apparire quasi scontato e sufficientemente accettabile, ma il climax di mistero che avvolge la casa stregata, l'essere perseguitore e la spaventosa scoperta conclusiva del ricercatore, a mio modesto parere è assai attraente. Anche se è inutile negare la maestosità del secondo da me citato, maggiormente urbano e moderno, ricco di innovazioni e di descrizioni alquanto dettagliate su un connubio tra i riti satanici, di appartenenza stoica, ed il progresso di una città del XXI secolo perfettamente riconoscibile. In generale le due storie presentano le caratteristiche salienti che un horror deve obbligatoriamente possedere. Lovecraft lo definirei il padrino di tale tema oscuro e macabro che tanto ci appassiona, e non solo lo si può percepire in quest'ultime narrazioni, ma bensì anche in ulteriori affini come "L'orrore nel museo", "Il prete malvagio", "La chiave d'argento" e tanti altri.
Poe e Meyrink risultano sconosciuti, o meglio ho letto le loro biografie al riguardo, ma nessun romanzo. Devo ammettere che anch'essi sono due psicotici folli, forse col tempo recupererò fisicamente alcune delle loro creazioni.
Bloch è il celebre creatore di "Psycho", e sarò onesto oltre a ciò non sono andato oltre. L'atmosfera di inquietudine generata dalla sua penna è a dir poco notevole, scene del calibro di una strada desolata con annesso un motel dai terrificanti segreti, sono il marchio di uno scrittore eccelso. Il protagonista avverso, Norman Bates, viene descritto come un uomo succube della sua stessa madre, con seri problemi d'identità e di autostima, è un personaggio contorto che infonde una soggezione ansiogena, mista ad un dispiacere effimero per la sua schiavitù morale nei confronti del genitore materno. Psycho è un ottimo romanzo, incentrato su una psicologia allarmante rappresenta con potenza scenografica le dilacerazioni che nella psicosi dissociativa trovano teatrale ed oserei dire, alquanto riluttante. Una trinità nella quale è arduo identificare la vera natura di Norman, che si suddivide su tre aspetti: il lato ragazzino bisognoso della madre, quest'ultima il fulcro principale e la fase matura più adulta dell'individuo. Annesso al film, l'ho trovato una vera e propria opera d'arte.
Di Richard Laymon, ho letto "Il circo dei vampiri", interessante ma nulla di eccezionale.
Anna Rice è ovviamente celebre per il noto "Intervista col vampiro", il quale ho approfondito unicamente dal film tratto. Per quanto sia attratto dalla simbologia del lupo, ho letto "Le Cronache del Dono del Lupo", che include due racconti fluidamente ben strutturati. Inevitabile, come in ogni romanzo della Rice, non avere la sensazione di affiancare i personaggi tra i vicoli e le strade delle città descritte, dagli interi agli esterni, lasciandosi cullare da profusi, suoni e sensazioni. Le tematiche profonde e filosofiche de Le Cronache dei Vampiri, si percepiscono dopotutto, ma qui riesce a mantenere comunque una sua identità propria. Se siete ammiratori di codesta geniale donna, ve lo consiglio.
Non vorrei prolungarmi più del dovuto, e per i restanti elencati ho profondissime lacune al riguardo, qualche cenno basico di chi sono è in mio possesso, ma mai ho osato oltrepassare il limite della conoscenza.
In definitiva, pur adorando ancestralmente Lovecraft il mio cuore va ed andrà sempre a Stephen King. Perdonatemi, ma con ciò non nego l'ammirazione che manifesto nei loro confronti, sia chiaro.
D.C.
|
|