Massariol

folletto del Veneto

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  1. Toshiro Umezawa
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    Il massariol, che nasce come il tarlo da un pezzo di legno, è un folletto del Veneto, anche se ne troviamo di simili in altre regioni: a Venezia era considerato l'Omino della città, tanto da essere chiamato “el gobeto de Rialto”.
    In città preferisce agire col buio, ma se gli capita l'occasione, non esita a compire le sue marachelle di giorno: trasformista di natura, può divenire un bambino e un attimo dopo un vecchietto, l'attimo successivo di infiltra nelle camere coniugali e si mette a dormire tra gli sposi.
    Va e viene: se perdi la parola, è il massariol che te la ruba, e lo stesso fa con la memoria.
    Alto non più di tre spanne, è tarchiatello e robusto, si veste di verde e rosso, con cappuccio calato sulla testa e i piedi calzanti due scarpette, infiorettate da fiocchetti.
    Uno scherzo che adora fare è tramutarsi in un neonato e mostrarsi alle giovani madri, commuoverle e far sì che loro lo prendano in braccio: quando se lo stringono al seno, lui scoppia a ridere ed esclama -Te toco le tetine, te toco le tetine-; stessa storia con la sua metamorfosi in un gomitolo.

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    A Venezia si dice che avesse l'abitudine, quando era stanco, di salire sul traghetto e, alla richiesta di pagare il pedaggio, rispondeva -Carobole, carobole. Doman te pagarò.-; nonostante questo, aiutava volentieri i pescatori, se avevano bisogno di una rete nuova, gliela tesseva lui durante la notte.
    In Riviera del Brenta, invece, tirava sassi ai barcaioli, specie di notte; sui Colli Euganei, credevano che si nascondesse nel castello di Arquà.
    In altre parti, come nel trevigiano o nel bellunese, raccontano che si prende cura degli animali nelle stalle più povere: chi provò a coglierlo sul fatto, rimase di legno o di pietra, o divenne una bestia a sua volta; non voleva ringraziamenti, non accettava nulla per riconoscenza, -Mazarolet rot e strazet non vo camiset- disse ad una ragazza che aveva provato a ringraziarlo con una camicetta del governo fatto alla sua cavalla.

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    A questo proposito, va pazzo per i cavalli e a mezzanotte ne sceglie uno, gli salta in groppa e si butta di gran galoppo dentro il buio della notte: il cavallo corre, suda e si affatica, ma non può rallentare, perché il massariol gli tormenta la coda, gliela torce e ritorce, e finché non arriva l'alba, la povera bestia non può liberarsi del discolo, per quanto si sforzi.
    Il massariol ama stare fra le gente, scherzando con gli uomini, ma ha un debole per combinare marachelle alle donne.

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    -Le done fava el pan, e le ghe dava ordene al forner che l'andasse a torle a la tal ora. Ben: a quel ora istessa, invese del forner andava al Massariol, e el trava el subio, come fava el forner, e el toleva sù el pan el lo portava in mezo a un campo, o sun un ponte, o a 'na riva. Le lavandere le lavava la biancaria, e po le la meteva fora a sugarse, e sto Massariol ghe portava via corda e biancaria, e el ghe la portava in t'un altro logo più lontan. Co' el gaveva fato ste fature e che ste done le trovava la roba, lu el se tirava a la lontana, e là ghe sbateva le man, e el ghe rideva sul muso, e el le sbufonava, e po' el spariva-
    [Le donne facevano il pane, e davano ordine al fornaio che poi andasse a prenderlo ad una data ora.
    Bene: a quell'ora, invece del fornaio si presentava il Massariol, che entrava come faceva il fornaio, prendeva il pane, lo portava in mezzo ad un campo, oppure su un ponte o in riva ad un fiume. Le lavandaie lavavano la biancheria e poi la mettevano ad asciugarsi, e questo Massariol rubava la corda e la biancheria, portandole in un luogo più lontano. Quando aveva fatto questa fattura (marachella) e queste donne trovavano la roba rubata, lui si tirava a distanza di sicurezza, batteva le manine e le sbuffonava, per poi sparire]

    Finita la marachella, il folletto scompariva e correva a combinarne un'altra in un paese diverso, infatti ogni paesino ne racconta una diversa sul Massariol.
    La gente del Vittoriese attribuisce al folletto cose e fatti che, in genere, sono tipici dell'orco e delle streghe, come il far perdere la strada ai contadini che rincasavano alla sera tardi: addirittura in alcune zone i viottoli di campagna sono chiamati El Troi del Massarol.
    Il Massariol ha comunque un vizio ricorrente, cioè quello di innamorarsi delle belle ragazze: ciò gli succede specialmente nel trevigiano al di là del Piave, dove l'aria è più calda e le toze più belle: in questo caso, le rapisce e lo porta in mezzo ad un prato, dove la fa ballare, e ballare...
    Alle volte il Massariol allunga le due gambette fino ad assumere l'altezza di due campanili e metterne una da una casa all'altra, dalle quali colle sue sghignazzate attira l'attenzione dei contadini.
    Una sola opera cattiva è attribuita al folletto, la morte di una bambino nel bosco di Cansiglio; ma forse fu messa a suo carico una vittima della negligenza materna.
    In questa leggenda, il Massariol non è più il solito folletto, ma un vecchietto nelle cui vesti è difficile immaginarlo, e del resto, che male poteva fare una creatura che -l'era picinin come un fantulin pena nassut, cò un bachet piviol in man e dut vestit de ros?-
    Una tradizione raccolta ad Arsìè e a Feltre indentifica il Massariol col Salvanel, -ed a uno che non riesce né suoi affari e a cui va tutto male si dice “el ga pestà su le peche del salvanel”-

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    Similmente nella zona di Camposampiero (Padova), dove chiamano il Massariol con il nome di Martorelo, viene descritto come un monello: è un nanetto tutto rosso, dalla punta del berretto a quella degli stivali, e la covata di maialini intorno alla grossa scrofa-sogno di ogni capofamiglia, preoccupato di sfamare i suoi durante l'inverno- era la trasformazione che assumeva frequentemente.

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    Chi si attardava fuori di notte, trovato il gruppo per la strada lo spingeva a casa, ma la mattina dopo quel ben di dio era sparito.

    Nel Cadore, nella zona di Auronzo e Santo Stefano Comelico (Belluno) si tratta di un essere vestito di bianco, un vero spauracchio per i bambini, che però riesce ad attirarli, lameno i golosi, offrendo pane e latte: -Vegné qua tosat, che ve darà pan e lat.- Se si avvicinano, li prende e se li porta chissà dove.
    Per fortuna esiste una formula per vincere l'incantesimo del suo pane e latte. Basta dire:-Ven doman che vedarà pan e sal- e il Martorello scompare.


    In alcuni paesi del Cadore, un folletto simile, il Massaruo, è dotato di abiti per le imprese benefiche e di altri per fare l'accattone: è cerimonioso, canta, scherza e fa il buffone.
    Di temperamento allegro, non vuole fare altro che ridere alle spalle di chi burla.

    P.S.


    Per chi volesse informasi meglio su queste creature del floklore del Veneto e delle regioni vicine, traggo gli articoli dal libro Gnomi, anguane e Basilischi, di Dino Coltro.

    Edited by HarryHorror - 12/10/2017, 08:16
     
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  2. HarryHorror
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    Grazie per la condivisione di questa leggenda Toshiro, molto curiosa e la tipica sensazione di mistero che solo i racconti di un antica leggenda riescono a trasmettere.
     
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  3. Toshiro Umezawa
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    Studiando gli spiriti del Nepal, mi sono accorto che più di qualche essere sovrannaturale è attratto dai cibi dolci, mentre ha un rapporto conflittuale con il sale.
    Gli spettri spesso vengono smascherati quando la vittima chiede loro di passargli il sale, e anche il massariol viene "esorcizzato" con l'offerta di pane e sale.
     
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2 replies since 7/1/2017, 12:36   601 views
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