Recensione: Videodrome

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    Abominio degli abissi

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    Titolo: Videodrome
    Regia: David Cronenberg
    Paese di Produzione: Canada
    Anno: 1983
    Cast: James Woods, Deborah Harry, Sonja Smits, Peter Dvorsky, Leslie Carlson

    Trama


    Il direttore di un'emittente televisiva privata, Max Renn (James Woods), che trasmette programmi per adulti, capta per caso una trasmissione pirata a base di torture e omicidi. Affascinato da questo nuovo spettacolo, ma incerto se si tratti di realtà o finzione, è intenzionato a scoprire chi lo trasmette per poter così proiettarlo sul proprio canale e soddisfare la crescente voglia di qualcosa di sempre più crudo da parte del pubblico televisivo. Da questo momento in poi la vita di Max si mischia fra realtà e allucinazioni indotte dallo stesso Videodrome e in questo viaggio da incubo dovrà affrontare il potere di chi gestisce i programmi televisivi e del controllo mentale che questo mass media esercita sulle persone.

    "Cos'è Videodrome?"
    "Ah niente,torture, omicidi..."
    "Sembra eccitante."
    "Ma non c'entra niente col sesso."
    "Lo dici tu!"


    Trailer





    Commento/Recensione:
    Prima di andare a parlare di questo film sarebbe bene fare una piccola presentazione riguardo al regista e al suo stile molto particolare e personale. David Cronenberg é un Regista, oltre che produttore e sceneggiatore canadese e non americano, come a volte ho sentito dire. Il suo stile molto particolare nel fare cinema gli è valso il titolo di "creatore" e massimo esponente di un sottogenere cinematografico denominato "Body Horror" dove elementi di mutazione corporale e psicologica sono spesso legati assieme alle derivanti paure e spesso collegati con l'avanzamento tecnologico. Questo elemento più che mai compare in quello che possiamo sicuramente definire uno dei suoi lavori più riusciti e iconici, appunto Videodrome, dove Cronenberg cura regia, soggetto e sceneggiatura.

    Videodrome é un film del 1983, ambientato proprio in quegli anni e cioè nel periodo di massimo sviluppo delle reti televisive via cavo che avvenne proprio tra gli anni 70 e 80.
    La televisione, un mezzo potentissimo ma anche pericolosissimo, come tutti i mezzi di comunicazione di massa, se le persone ne fanno un uso sbagliato, ma non è su questo che il film pone i propri interrigativi, non è sull'utilizzo di questi mezzi tecnologici, ma sulla percezione di questi da parte degli spettatori, pubblico che spesso tende a confondere la realtà con la finzione cinematografica e televisiva e che grazie a questo è facilmente manipolabile dalle immagini stesse che vengono mostrate, poiché, come afferma uno dei personaggi del film: "La televisione è la realtà, e la realtà è meno della televisione".
    Non ci si chiede quindi perché l'uomo sia malvagio ed egoista e cerchi di sfruttare per se stesso e per i propri scopi il potere derivante dalla tecnologia, ne si critica la potenza della tecnologia in sè, ma ci si chiede se chi fa uso di questa tecnologia sia davvero pronto ad utilizzarla, se l'uomo possa davvero usufruire della tecnologia o se, viceversa, è la tecnologia che utilizza l'uomo. Una riflessione che riesce ad andare ben oltre l'epoca in cui viene proposta, assolutamente avvenieristico e replicabile anche nel presente e, perché no, in un eventuale futuro, soprattutto visto lo sviluppo che hanno avuto i mass media dagli anni 80 ad oggi, con l'avvento di internet dopo la televisione.
    Non voglio soffermarmi troppo sulla trama, quanto sul significato delle immagini che vediamo, spesso risulta difficile, durante lo scorrere della pellicola, distinguere la realtà dalla finzione, quello che davvero il nostro protagonista sta vivendo e quello che invece sta immaginando e questo può sembrare spaesante per lo spettatore, ma è proprio questo che ci fa riflettere sul significato di "realtà", che ci fa riflettere sul fatto che, come spettatori, dovremmo evolverci e sviluppare un nuovo organo all'interno del nostro cervello che ci consenta di osservare le cose per come sono veramente, così da non credere a ogni cosa che passa di fronte ai nostri occhi, mentre spesso invece ci facciamo manipolare dalla tecnologia, come accade in una delle scene chiave del film dove la metamorfosi corporale del protagonista, ovvero quella fessura che si apre nel suo petto in cui è inserita una videocassetta che controlla le sue azioni, che simboleggia appunto il potere del controllo mentale delle immagini che vediamo e che finiscono per manipolare il nostro corpo, la nostra mente e infine, le nostre azioni.

    In conclusione, il film è un concentrato di spunti di riflessione che rivelano un orrore sociale ben più profondo di quello che viene semplicemente mostrato, un orrore vero, che esce dallo schermo televisivo e diventa reale, con un finale altamente interpretativo da parte dello spettatore, come se l'intento di Cronenberg fosse farlo riflettere senza spiegare tutto.

    Parlando un minimo dal punto di vista tecnico invece, gli effetti speciali sono molto ben fatti, tanto da sembrare veri e da reggere il confronto anche con gli spettatori più scettici di oggi (sono stati curati da Rick Baker che va ricordato per moltissimi film, ne cito uno su tutti: "Un lupo mannaro americano a Londra") .

    Consiglio la visione veramente a tutti, oltre che essere un bellisimo film è anche un film molto importante nel panorama cinematografico horror che apre la mente a molte riflessioni.

    P.s. Una piccola curiosità: Andy Warhol definì Videodrome "l'Arancia Meccanica degli anni 80".


    "Morte a Videodrome e gloria e vita alla Nuova Carne".


    Edited by HarryHorror - 29/7/2018, 19:06
     
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    Altro grande film di Cronenberg!
     
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