I 10 Esperimenti più Inquietanti

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    Orrore da Paura

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    10. L’esperimento Visual Cliff: i bambini hanno paura di cadere nel vuoto?

    Questo esperimento, condotto da due ricercatori della Cornwell Univeristy, Eleanor Gibson e Richard Walk si poneva come obiettivo quello di capire se i bambini (e anche alcune cavie da laboratorio) avessero una percezione della profondità sotto il loro corpo o meno. Si prendeva un tavolo, metà del quale era ricoperto da una tovaglia a scacchi; l’altra metà era un pannello di vetro trasparente che consentiva di vedere il pavimento sottostante. La dinamica era questa: il bambino veniva posato sulla parte a scacchi, la madre si trovava al di là della superficie in vetro e lo incoraggiava ad gattonare fino a raggiungerla. Alcuni bambini si sono mostrati riluttanti nel raggiungere la madre, dando quindi prova di percepire la profondità e quindi l’esperimento è stato giudicato riuscito.

    9. Misurazione della paura di un uomo che muore

    John Deering era un omicida condannato a morte. Poco prima della sua esecuzione, alcuni dottori lo avvicinarono e gli chiesero se volesse far parte di un esperimento, e lui acconsentì. Si trattava di misurare la sua attività cardiaca in punto di morte. Gli vennero applicati degli elettrodi e registrarono l’arresto cardiaco 15,6 secondi dopo lo sparo, ma la morte non venne registrata prima di 150 secondi dopo. La cosa più interessante, però, fu stata la misurazione del battito cardiaco in relazione alla paura provata da Deering. Infatti, nonostante il suo aspetto esteriore fosse calmo e glaciale, il suo cuore stava provando fortissime emozioni. Prima dell’esecuzione il suo cuore batteva con una frequenza elevatissima, di ben 120 battiti al minuto; non appena lo sceriffo disse ‘fuoco’, il cuore balzò a 180 battiti al minuto. Ecco la quantificazione della paura di un uomo che muore.

    8. L’esperimento dei giocattoli rotti dati ai bambini

    Questo esperimento coinvolgeva i bambini ed è stato condotto dai ricercatori dell’Università dell’Iowa. I ricercatori consegnavano ai bambini dei giocattoli appositamente modificati per rompersi dopo un minuto di gioco, dicendo loro che non dovevano assolutamente romperli. Ovviamente dopo un minuto i giochi si rompevano, e i ricercatori monitoravano la reazione dei bimbi. Un minuto dopo uscivano dalla stanza e gli consegnavano un altro giocattolo identico a quello rotto, rassicurandoli del fatto che non era stata colpa loro se i giochi si erano rotti.

    7. Esperimento batteriologico teoricamente innocuo sulla popolazione di San Francisco

    La paura di una guerra chimica contro l’URSS negli anni 50 spinse gli americani a testare il livello di ‘attaccabilità’ di san Francisco sotto il punto di vista di queste armi. Fu condotto un esperimento tramite l’uso di serratia marcescens, un batterio che produceva ‘colonie’ di colore rosso ed era quindi facilmente visibile. Questo venne definito totalmente innocuo per la popolazione umana, ma non fu affatto così: infatti i medici della zona riscontrarono un notevole aumento delle infezioni urinarie e dei problemi alle vie respiratorie. Centinaia di persone vennero quindi esposte ad un potenziale rischio di contaminazione batterica mortale, per di più per un esperimento inutile, perché l’unica cosa che dimostrò fu che San Francisco era vulnerabile ad un attacco chimico.

    6. Studio della malaria sui carcerati del penitenziario di Stateville

    Gli Stati Uniti durante la Seconda Guerra Mondiale condussero vari esperimenti sugli esseri umani; questo in particolare riguardava il vaccino sperimentale della malaria. Per reclutare delle cavie da laboratorio, il governo attinse alle carceri. E così, centinaia di uomini vennero usati per testare questo vaccino ancora sconosciuto, e non è ancora sicuro che questi abbiano dato il loro consenso per prendere parte all’esperimento. Nessuno di loro morì, alcuni vennero pagati con compensi molto profumati e altri ottennero una riduzione della pena per aver partecipato all’esperimento. Ma tutti quanti presero la malaria.

    5. Stimolazione sessuale elettrica per “guarire” gli omosessuali

    Il dottor Robert Heath vedeva l’omosessualità come una malattia mentale, e nel 1970 condusse un esperimento che a suo parere avrebbe potuto portare alla guarigione dei soggetti ‘malati’. Egli aveva capito come stimolare il cervello producendo piacere sessuale; quindi prese come cavia un 24 enne omosessuale e gli applicò delle placche sotto il teschio, per poi far partire la scossa elettrica. Il ragazzo provò moltissimo piacere, tanto che quando gli venne offerta la possibilità di darsi le scosse elettriche a suo piacimento, egli continuò per lunghissime sessioni. Tuttavia il risultato finale fu fallimentare: il dottore gli presentò una prostituta, e il ragazzo non mostrò il minimo interesse per lei, nonostante il dottore continuasse a stimolare il suo cervello mandandogli impulsi elettrici. Il dottor Heath abbandonò per sempre gli esperimenti sull’omosessualità.

    4. Esperimenti sull’obbedienza dei cuccioli con l’elettroshock

    Esisteva già un esperimento, detto di Milgram, nel quale i partecipanti dovevano dare scosse elettriche alle vittime, rappresentate da attori (in realtà non c’era nessuna scossa elettrica). La sensazione che qualche partecipante si fosse accorto che le vittime erano attori, diede l’idea a Charles Sheridan e Richard King di attuare una terribile revisione: aggiungere delle vittime in carne ed ossa, in particolare cuccioli di animali, per essere sicuri che soffrissero davvero. Ai partecipanti venne detto che i cuccioli avrebbero subito solamente un impulso luminoso al fine di renderli obbedienti quando invece tendevano a disobbedire agli ordini, ma, al contrario, gli animaletti ricevettero moltissime scosse. Circa metà dei maschi obbedì agli ordini dopo la scossa; le femmine invece obbedirono tutte, ma piansero per l’intera durata dell’esperimento.

    3. Il progetto di Boston con l’uranio iniettato ai malati terminali

    Un esperimento crudele e agghiacciante. Nel 1953 il dottor William Sweet fu autorizzato dal governo americano ad effettuare iniezioni di uranio radioattivo a dei malati terminali di cancro, con un duplice scopo. Il primo era di verificare gli effetti dell’uranio sul corpo umano, e il secondo era quello di sperimentare l’esistenza di una connessione curativa tra l’uranio radioattivo e i tumori. L’esito fu disastroso. La presunta cura non ebbe alcun effetto benefico sui malati; morirono quasi tutti e alcuni molto velocemente. A peggiorare ulteriormente il tutto è il fatto che sembra che nessuno di loro abbia dato il consenso per subire queste iniezioni.

    2. Gli esperimenti sul cancro di Southam

    Southam, un famoso ricercatore specializzato nel cancro degli anni 60, si chiedeva se questo potesse colpire delle persone già in pericolo di vita a causa di altre malattie gravi. Per fare questo aveva bisogno di cavie umane, e quindi si recò al Jewish Chronic Disease Hospital di New York, dove convinse i medici ad affidargli 22 pazienti. Convinse i medici dell’ospedale che si trattava di un esperimento dagli enormi benefici per l’umanità, e per questo motivo essi gli permisero di effettuare sui pazienti delle iniezioni di cellule vive cancerogene. Tuttavia, questo esperimento era brutale e senza alcun interesse curativo verso i pazienti, anziani e molto malati. Quando lo compresero, i medici comunicarono a Southam che non volevano che i loro pazienti fossero inseriti nell’esperimento, ma egli effettuò comunque le iniezioni. Alla fine il medico fu radiato e condannato ad un anno di libertà condizionale.

    1. Ferro radioattivo dell’Università di Vanderbilt per verificarne l’assunzione da parte delle donne

    Nel 1945 all’Università di Vanderbilt nel Tennessee effettuarono esperimenti per determinare l’assunzione di ferro delle donne incinte. Tuttavia non usarono un ferro normale, bensì quello radioattivo. Ad 829 donne incinte che soffrivano di anemia venne prescritta l’assunzione di pillole, senza dire loro che si trattava di ferro radioattivo, esponendole così a radiazioni trenta volte superiori al normale. L’obiettivo era anche quello di verificare gli effetti dei materiali radioattivi a lungo termine: tre dei figli di queste donne morirono, all’età di 5 e 11 anni. Una volta emerso il terribile esperimento, l’Università fu citata in causa dalle madri dei bambini morti e dovette pagare più di 10 milioni di dollari di risarcimento.

    Fonte: curiosone.tv

     
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  2. -Legionarivs-
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    Molto interessanti,alcuni al limite del bizzarro :;^^:
     
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    Abominio degli abissi

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    qui possiamo comprendere fino a che punto può spingersi un essere umano per i suoi scopi,la pazzia non ha mai fine e non si fermerà mai,si può anche fare di peggio? poi adesso che stiamo avanzando sempre di più chissà quali altri orrori ci saranno in futuro :boo!:.
     
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  4. Riyuka D.
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    Non riesco a capire l'utilità di questi esperimenti, e non mi venite a dire che è per la scienza e per il bene dell'umanità, perché alcuni di questi esperimenti sono tremendi e quasi, come scritto da Legionarivs, bizzarri; mi piace la scienza e tutto, ma non arriverei mai a questo punto, pure gli animali hanno coinvolto.
     
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3 replies since 31/10/2014, 11:16   358 views
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