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frankwalker.
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Titolo: La Notte Dei Morti Viventi
Regia: George A. Romero
Paese: USA
Anno: 1968
Cast: Duane Jones, Judith O'Dea, Russell Streiner, Karl Hardman, Keith Wayne, Judith Ridley
Trama: In una cittadina della Pennsylvania, misteriose radiazioni hanno il potere di resuscitare i morti, trasformandoli in mostri assetati di sangue: ne faranno le spese un gruppo di persone, assediate in un’isolata fattoria.Trailer
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Commento:
Quando ogni inizio comincia da una fine.
Alla regola non sfugge nemmeno il battesimo cinematografico di un giovane regista, George A. Romero, in seguito destinato a faticare all’interno del system americano, avido nella distribuzione di ogni sua fatica.
In questo senso, l’anno in cui esce “La notte dei morti viventi”, il ’68, è di sintomatica importanza non solo per il contesto socio-politico che lo tramanda alla storia, ma anche per quello culturale, tanto più se il discorso concerne, nella fattispecie, una nuova era cinematografica: quella americana, indotta com’è a ripartire daccapo, prediligendo volentieri progetti a budget ridotto (anzi, ridicolo) senza rimetterci nulla, ogni volta sbancando botteghini, ma col più che gratificante esito di raccontare principalmente una storia, ora tesa ora emozionante, ma pur sempre una storia.
Ogni inizio comincia da una fine, si diceva, e “La notte dei morti viventi” – la cui piena riuscita conferma un nuovo talento, consegnandolo agli annali del cinema di genere orrorifico – sembrerebbe ripartire da dove aveva lasciato il cult di Don Siegel di dieci anni prima, “L’invasione degli ultracorpi”. La lucida metafora di quel film, però, abbracciava il senso di un’immotivata paranoia collettiva verso un’invasione aliena quale imminente pericolo “rosso”.
Qui, per contro, il discorso sembra caricarsi d’iperbolica sfumatura, essendo il ritorno sulla terra dei morti viventi causato da una radiazione, una sonda che ha investito Giove. Ma quello che potrebbe essere (ed è, di fatto) uno spunto politico venato di sulfureo sarcasmo, nelle mani di Romero, diventa anche l’occasione per fare della rancida ironia sull’effettivo senso di quell’intolleranza ineluttabile che contraddistingue la provincia americana (come mostra lo spiazzante, paradossale epilogo).
E così – parafrasando quanto ne scrive Roy Menarini nel suo bel saggio sull’argomento – il cinema degli alieni inaugurato negli anni Cinquanta trova il proprio ideale proseguimento in uno sconfinamento nel genere ‘horror’, riuscendo a far luce su un determinato aspetto della realtà circostante attraverso un intelligentissimo dosaggio della tensione, sempre intuita e mai mostrata, facendo leva – esattamente come i grandi maestri di serie B – sulla povertà dei mezzi a disposizione.
Un discorso, quello de “La notte dei morti viventi”, peraltro destinato a proseguire coi più esplicitamente sanguinolenti “Zombi”, “Il giorno degli zombi” e il recente “La terra dei morti viventi”: l’isteria fagocita il Sistema a stelle e strisce, l’intolleranza divora il sogno americano (o supposto tale). L’America mangia sé stessa: di rigore, lo sguardo di Romero verso detto aspetto diventa una mirata, personalissima “politique”.
Tuttavia, l’occhio sempre ferocemente critico e sarcastico del cineasta – dovendo misurarsi coi gusti di un pubblico frattanto cambiato e coi definiti paradigmi di un cinema, pure, rinnovatosi pian piano – sovente farà un uso del “grand-guignol” tanto eccessivamente insistito quanto non esattamente accessibile alle anime più candide. Senza però rinunciare a quell’intensità narrativa e a quella capacità di creare un clima allucinato che fanno de “La notte dei morti viventi” una pietra miliare non solo del cinema horror contemporaneo, ma anche di quello dell’ultimo trentennio (l’omaggio che ne dà il Carpenter di “Fog”, ma si pensi anche a “Distretto 13: le brigate della morte”), includendo i “remake” più o meno dichiarati, dagli esiti spesso modesti.
Nondimeno, un discorso tanto condito di sanguinoso sarcasmo – da parte del regista, strumento di estremizzata, esasperata dissacrazione verso bersagli di vario assortimento, non ultimo il consumismo – si sarebbe rivelata la principale ragione per cui, come altri illustri colleghi, Romero avrebbe faticato a trovare un proprio margine indipendente di attività nella produzione dell’ultimo decennio.
Voto: 9
FW
Edited by EdTodesking - 5/11/2017, 13:20. -
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Lo stanno proiettando su cielo . -
HarryHorror.
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Grazie Mad, la prossima volta avvisa in Tag: è più efficace! . -
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La notte dei morti viventi: il figlio di George Romero annuncia il prequel
George Cameron Romero, il figlio di George A. Romero, ha annunciato il titolo del prequel de La notte dei morti viventi (Night of the Living Dead), capolavoro romeriano del 1968 e considerato il precursore del genere zombie movie. Il progetto, dapprima noto come Origins e avviato nel 2014 dallo stesso George Cameron, si intitolerà Rise of the Living Dead.
Rise of the Living Dead è un film dedicato alla memoria di Romero ma anche alla sua filmografia. Del prequel sono già state diffuse trama e una nuova locandina.
La storia antecede quella de La notte dei morti viventi e spiega com’è stato creato il primo zombie romeriano: il dottor Ryan Cartwright è uno scienziato che, incaricato dal Governo, ha il compito di trovare un modo per preservare la vita umana in caso di un olocausto nucleare. Gli esperimenti di Cartwright (effettuati nel 1962) porteranno in qualche modo alla creazione del primo zombie della cinematografia romeriana.
Il poster di Rise of the Living Dead:
FONTE: darkveins.comD.C.
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Questa news mi ispira.
Da quello che ho capito sarà il figlio stesso che si metterà alla regia e questo vuol dire, almeno spero, che non sarà un prodotto commerciale per sfruttare la morte di Romero, che era la cosa più preoccupante.
In più ho letto che nel 2014 organizzò un crowdfunding che però penso poi non raggiunse la soglia sperata, so che arrivò a 30000 dollari.
Speriamo in bene, per il momento aspetto di saperne di più.. -
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Oggi ho visto il remake del 1990 e devo dire che se per lo svolgimento intermedio mi è piaciuto di più dell' originale del 1968, non posso dire lo stesso per il finale del film.
Il finale infatti è stato il vero punto di forza del film del 1968..