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Faccio una piccola, doverosa, premessa: la risposta potrebbe riassumersi in una sola parola (università), ma mi sembra giusto dirvelo. E' qui un periodo che non partorisco bei lavori, almeno dal mio punto di vista: ciò che scrivo di esaurisce dopo poco, e mi ritrovo a cestinare pagine scritte e a riprovare da capo. Insomma, ho cercato di produrre per il contest qualcosa di non impegnativo, ma che vi potesse stuzzicare il palato: se non ci riuscirà, la cosa è tutta da attribuire alle mie capacità, in questo periodo sotto pressione.
S'alza il sipario
L'uomo camminava per la strada principale del paese. Il selciato, di solito tenuto pulito con un'insolita solerzia da parte degli spazzini, in quel momento era ingombro delle bancherelle della fiera, coi loro colori sgargianti e le insegne che promettevano divertimenti sempre diversi. Si faceva un po' fatica a procedere tra i banchetti, perché c'erano molti bambini con genitori a seguito che correvano da una parte all'altra di quel paesino dei balocchi di legno e tela, con in mano il giocattolo o il dolce, a seconda dei gusti personali e delle finanze spendibili. L'uomo era particolarmente contento, perché lo aspettava una bella serata, di lì a poco: aveva detto a sua moglie che sarebbe andato a giocare a carte con gli amici. Dentro di sé, sogghignò con malcelato piacere. D'un tratto, l'uomo percepì qualcosa: era un richiamo, una sorta di voce che lo chiamava, indirizzando i suoi passi verso un punto ben preciso della fieretta. Incuneato tra un banco di dolciumi e un labirinto degli specchi, stava un piccolo palchetto: per quanto piccino, era decorato con incredibile maestria, i ghirigori dorati e il colore rosso della tendina che nascondeva il burattinaio. Perché quello era proprio un teatro di burattini. Vista l'ora tarda non c'erano bambini ad assistere allo spettacolo, ma per qualche motivo l'uomo non voleva andarsene: era consapevole che, di lì a poco, il sipario si sarebbe alzato. Infatti, con un fanfara di trombe, le tendine cominciarono a ritirarsi, lasciando il posto alla faccia inespressiva di una donna, tutta curva e secca. Solo dopo qualche secondo di sorpresa, l'uomo si rese conto che la faccia era in realtà una maschera di legno. -Oh, ma guarda un po'.- disse con voce inaspettatamente melodiosa la vecchietta. -Abbiamo uno spettatore, e chissà quale storia vorrebbe sentire.- L'uomo rispose che non voleva disturbarla, che magari la signora stava chiudendo, e poi lui aveva da fare, ma quella scosse la testa. -No, no, giovanotto. La storia che vorrei narrarti è semplice da mettere in scena, e io sono contenta se qualcuno l'ascolta. Vedrai, finiremo prima che venga sera.- L'uomo pensò che quello era impossibile, visto che il sole iniziava a calare proprio in quel momento, ma non se la sentì di deludere l'entusiasmo della burattinaia, per cui acconsentì. -Bene. Per narrare questa storia, avremo bisogno di coraggio e di paura, perché è invero una vicenda molto oscura...
Tanti anni fa, in un paesino, viveva una donna molto sfortunata. Nessuno sapeva da dove venisse, e a lei bastava rimanere in pace, ai margini del bosco, dove coglieva i frutti del suo piccolo orto e degli alberi: essendo esperta di infusi e di rimedi con le erbe, vendeva i suoi impacchi ai suoi vicini e poteva comprare il necessario per vivere. Aveva i capelli neri come le ali di un corvo e gli occhi verdi come le fronde degli alberi, un fisico snello e mani veloci ed affusolate. Tuttavia, non viveva secondo i costumi del villaggio, né partecipava alle messe o si incontrava con le altre donne a chiacchierare vicino alle fonti. Per questo, circolava la voce che fosse una strega, e che operasse malefici in combutta con il diavolo. La sua bellezza era ben conosciuta in tutta la zona, ed un bel giorno il figlio di un nobile che possedeva dei terreni nel circondario la vide, e se ne innamorò perdutamente. Nonostante il ragazzo fosse già promesso ad un'altra, una nobile e ricca dama, le sue frequentazioni della solitaria ragazza proseguivano: le regalava fibule d'argento e perle acquistate nei mercati vicini. Un giorno suo padre lo affrontò di petto: gli disse che non era più un bambino, e che il bene del casato veniva prima delle sue smanie da dongiovanni. La discussione durò ore, ma alla fine il giovane fu indotto a troncare la relazione con la donna che viveva ai margini del bosco. Purtroppo, il frutto del loro amore aveva già iniziato a germogliare, dato che ella era incinta. A quella notizia, il giovane fu preso dai sensi di colpa e cominciò a pensare ad una soluzione: propose alla donna di darle dei soldi con cui lei e il bambino avrebbero potuto vivere dignitosamente. La ragazza però reagì con furia, dicendo che non voleva nessun aiuto in denaro: voleva solo che lui trascorresse il resto della sua vita con lei, dimostrandole che la amava sul serio. Ma lui non poteva andare contro il volere di suo padre, e la abbandonò in lacrime sulla soglia della sua capanna. Dopo qualche mese, il matrimonio era pronto per essere celebrato nella chiesa del paesino: erano presenti i più illustri signori del contado, e il giovane e la sua sposa dal candido vestito stavano per essere uniti per sempre, quando le porte si spalancarono ed un vento orribile e gelido iniziò a spirare dentro l'edificio, facendo rabbrividire tutti. A passi lenti ed incerti, si faceva largo tra la folla la donna: con la mano tesa, come nel chiedere la carità, pregava il giovane di farsi carico del figlio che portava in grembo. I presenti iniziarono a gridare, qualcuno si mosse per portarla di peso fuori dalla chiesa, qualcun altro imprecava, e, in mezzo a quella confusione, la donna partorì: tutti volevano vedere la creatura appena nata e, nel tramestio, qualcuno la calpestò a morte. Un urlo disumano si levò dalla gola della donna, come se ne avessero strappato una parte del corpo, un suono che fece calare un silenzio di tomba: il gelo e il furore della ragazza tradita, abbandonata e poi defraudata erano tanto spaventosi che per parecchi minuti nessuno osò fissarla negli occhi color smeraldo. Due fuochi che sembravano maledire la terra stessa. Poi, le voci dei presenti iniziarono a pretendere un rogo: che la strega venisse bruciata! Sembrava che la follia dei paesani dovesse tramutarsi in realtà, ma, quando le lingue di fuoco appiccarono, la donna rise sguaiatamente: urlò non al cielo di salvarla, ma si rivolse al terreno sotto di sé, chiedendole di aver salva la vita. -In cambio- ella disse -darò a te, Signore della terra, tanti figli quanti sono i meschini che abitano il mondo.- Quando ebbe finito di pronunciare quella maledizione, il terreno si spalancò ai suoi pedi, e ne uscì un ruggito infernale: nel giro di pochi secondi, la donna sparì, come se non fosse mai vissuta. Dopo alcune settimane di relativa quiete, il giovane che aveva tradito la donna venne trovato morto nella sua stanza: il corpo era intatto, ma il ventre presentava tante piccole ferite, che sembravano causate da spilli o da spine. I suoi occhi privi di vita erano colmi di orrore, e nessuno li dimenticò mai finché visse. Da allora, la donna sparì dal villaggio, ma in molti paesi, anche distanti l'uno dall'altro svariati chilometri, a volte, nel cuore della notte, si poteva sentire una risata echeggiare tra le mura delle case: per quante ricerche si facessero, non si riusciva a scoprire l'origine di quel rumore terrificante. E, invariabilmente, alle risate seguiva la morte di un uomo che aveva tradito una donna, non importa se sua moglie o la sua amante con altre donne: e tutti presentavano il ventre traforato da spuntoni, il sangue che colava anche dopo giorni...
La vecchietta depose i burattini dietro il palchetto, e fissò l'uomo dritto negli occhi. Questi si alzò dalla panca sulla quale era seduto lievemente confuso, come se fosse un po' brillo, e si avviò barcollante verso la una casa lì vicino: voleva dimenticare al più presto ciò che aveva visto in quegli occhi, dietro la maschera. Non si accorse che era notte fonda, e che degli altri banchetti non restava traccia nel viale: non c'erano nemmeno cartacce o rimasugli di dolci. Solo un vento freddo e gelido, che spirava impietoso. L'uomo era arrivato ad una piazzetta del paesino, sulla quale si affacciava la sua destinazione, quando udì un suono: era una risata sguaiata, talmente crudele da sembrare perfino dolce ed amorevole. L'uomo iniziò a scuotere la testa: sicuramente erano dei ragazzini che giocavano a fare gli scemi. Poi pensò di tornare a casa, improvvisamente spaventato. -Al diavolo!- pensò. -Da Cesira ci andrò domani.- Si sarebbe inventato una scusa con sua moglie: sì, così avrebbe fatto. Si intabarrò più che poté, incamminandosi verso casa sua: il suo passo era più svelto di quanto lui volesse ammettere. Risate. Di nuovo! Si sentì raggelare, anche perché sembrava proprio che solo lui le sentisse: nessuna finestra si era aperta, nessuna luce indagava su di esse. Il cuore gli batteva con ritmo sincopato contro il costato, il sudore gli iniziava ad imperlare la fronte, scendendo lungo il viso pallido e tremante. Ancora pochi passi, e sarebbe stato al sicuro. Una figura si materializzò davanti a lui, proprio pochi metri prima che arrivasse all'uscio di casa: era piccola e gracile, ma sembrava dotata di una tempra mostruosa, sotto la vesta nera che scendeva fino a nasconderle i piedi. Il viso era celato da una maschera di legno: una faccia inespressiva, dalla quale proveniva una risatina sommessa, che crebbe d'intensità fino a divenire un urlo acuto e rauco. L'ultima cosa che l'uomo vide fu la faccia che la maschera nascondeva: la pelle era screpolata, devastata da squarci di croste che mettevano in mostra i muscoli sottostanti, pulsanti di rosso dolore, le vene in rilievo, simili alle vesciche violacee dei piedi. E gli occhi... Gli occhi erano traforati di spilli!
La mattina dopo, l'uomo venne trovato morto in quello stesso punto: era nudo, ed il suo ventre era coperto di piccole ferite, che sembravano provocate da uno spuntone, forse un ago o una spina. Le indagini fecero emergere in breve che l'uomo aveva iniziato da poco una relazione clandestina con una ragazza del luogo, all'insaputa della moglie. Nonostante gli sforzi degli agenti dell'ordine, nessun colpevole venne mai trovato.
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